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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Marco Carta indagato per furto: "Sono tranquillo e non vedo l'ora del processo"

Del furto "non ero conscio, sennò - dice alludendo al fatto che le magliette siano state trovate nella borsa della donna che lo accompagnava quel giorno - mi sarei dissociato"

"Sono tranquillo per settembre anzi non vedo l'ora": così Marco Carta torna a parlare del suo arresto (non convalidato) per un furto di magliette alla Rinascente e al processo che per questo dovrà affrontare a settembre per furto aggravato in concorso.

Dopo la notizia che era stato fermato, "le critiche Social mi hanno fatto male" ha aggiunto il cantane alla presentazione del suo nuovo album 'Bagagli leggeri' e del libro 'Libero di amare', a cui all'ultimo ha aggiunto un capitolo sulla vicenda del furto. "Bisognerebbe avere un patentino per i social - ha detto -, passare un esame. Non è possibile scrivere insulti pesanti a muso duro e a cuor leggero. Io ho una bella corazza ma sono un essere umano, ero spezzato e mi sto ricongiungendo ora. La stampa stessa - ha osservato - ha fatto dei titoli pesanti".

Del furto "non ero conscio, sennò - dice alludendo al fatto che le magliette siano state trovate nella borsa della donna che lo accompagnava quel giorno - mi sarei dissociato o l'avrei impedito".

La versione dell'addetto alla sicurezza

Nel verbale d'arresto viene riportata in particolare la testimonianza di un addetto alla sicurezza della Rinascente. L'addetto aveva dichiarato di avere notato Carta e l'amica aggirarsi tra gli scaffali al primo piano, prendere le magliette e salire poi al terzo piano verso i camerini. All'interno degli stessi, la donna dall'esterno avrebbe passato le magliette a Carta una per una e infine la borsa, poi il giovane era uscito senza le t-shirt in mano.

In seguito i due erano saliti al quarto piano, dove si trovano i bagni per il pubblico, e Carta era entrato e uscito in fretta. Poi si erano recati al secondo piano a prendere due costumi che avevano regolarmente pagato alle casse, infine avevano imboccato l'uscita, dove però l'allarme era suonato. Alle magliette era stato tolto l'antitaccheggio, ma non la placchetta flessibile. Successivamente, nei bagni del quarto piano erano state trovate le placche antitaccheggio rigide. 

Sembra che sia questa testimonianza ad avere procurato anche a Carta l'arresto, nonostante le magliette fossero nella borsa della donna che era con lui. E a farlo restare imputato di furto in concorso, in attesa delle immagini di sorveglianza che la polizia locale ha acquisito e sta esaminando. E che confermeranno o smentiranno la versione dell'addetto.

Le parole di Marco Carta in tv

Marco Carta racconta la sua verità a 'Live - Non è la d'Urso'. Il cantante 34enne, arrestato venerdì 31 maggio con l'accusa di furto aggravanto di magliette e poi rilasciato il giorno dopo, smentisce ogni accusa e racconta la notte trascorsa in cella. 

“Suona l’allarme - ricorda Marco - arriva la vigilanza, ci fermano. Io faccio vedere la mia borsa e dentro c’erano cose comprate con tanto di scontrino. Poi ci portano in uno stanzino, aprono la borsa di lei e ci sono 6 magliette. Poi è arrivata la Polizia, io ero incredulo, ci facevano domande, ci hanno perquisiti e io ero molto scosso. Poi ci hanno detto ‘dovete seguirci, ci potrebbe essere un arresto’".

La serata di Carta è proseguita in una volante della polizia e poi "al fresco", come dice lui stesso. "Dentro una macchina della Polizia ci hanno portato al fresco come si dice, dentro un carcere, dentro ad una cella, sì, dentro una cella, separati io dalla mia amica. Io facevo avanti e indietro, mi sentivo un animale in gabbia. Ero senza cellulare, non potevo avvisare il mio fidanzato, che fino a notte fonda non ha sputo più nulla di me. Mi hanno detto che ero sotto arresto e che non potevo sentire nessuno se non un avvocato".

E ancora: "Sono rimasto in cella fino alle 4:30 del mattino, poi una pattuglia mi ha accompagnato a casa. Si vedeva che ero scioccato e che non stavo bene, fissavo il vuoto. Anche se a casa, la mattina continuavo ad essere arrestato". 

Il giorno successivo è stato tempo di processo. "Alle 8 del mattino la Polizia è tornata a prendermi, siamo andati al processo. Il magistrato ha visionato i documenti per ore e non ha trovato prove certe e c’erano cose che non tornavano nelle dichiarazioni messe a verbale. Adesso sono indagato, ma non rinviato a giudizio". 

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