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Cronaca

La Levato sorridente, il bambino: perchè due criminali diventano eroi?

E' il Corriere che più di ogni altro sta cavalcando la vicenda da mesi, con attenzione sotto certi versi inspiegabile: sono due criminali, condannati per un crimine odioso, eppure questo sembra venga dimenticato

C'è una notizia nella notizia in questi giorni di centr'estate, tra milanesi in ferie e turisti che affollano Expo. Il fatto è noto a tutti: la "coppia dell'acido", la studentessa Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati per aver sfigurato per sempre un ex fidanzato (e indagati per episodi analoghi), ha avuto un figlio, Achille. 

Ne è nato un dibattito etico, a rigor di logica dai contenuti profondi: giusto lasciare il figlio a una ragazza che, parole dei giudici, ha mostrato "crudeltà inumana?". Non sta a noi dare una risposta, naturalmente. Non siamo in grado e non è questa la sede. Esiste il tribunale di Milano. Ma il dibattito è presto sfociato in una delle pagine più inspiegabili (e osiamo dire, odiose? fastidiose?) del giornalismo giudiziario italiano degli ultimi mesi. E qui ci soffermiamo.

C'è un colpevole. O meglio, un innescatore. Ecco la notizia nella notizia. E' mediaticamente interessante notare come, per scelte insondabili, il principale giornale italiano, e giornale simbolo di Milano, il Corriere, abbia adottato letteralmente i due in una sorta di campagna di umanizzazione feroce sulle proprie pagine web. 

Della sovraesposizione non ragionevole, con toni diversi e in modo magistrale, ne hanno già parlato alcuni commentatori su Affari Italiani e Stati Generali. Anche l'assessore comunale alla Mobilità Pier Maran vi ha dedicato un pensiero. Un piccolo passo indietro. Via Solferino ha sempre seguito con meticolosa attenzione la vicenda, fin dall'arresto dei due criminali: la gallery sul fisico di Boettcher, il continuo uso del "bocconiana" e non "studentessa" per la Levato, gli articoli su ogni particolare anche insignificante. Ricordiamo, sul sito milanese, continue aperture sulla coppia. Nessuno degli altri media meneghini, a dire il vero, è mai rimasto troppo al traino. Repubblica, per esempio, ha quasi ignorato la vicenda per la platea nazionale e si è limitata alle strette cronache giudiziarie sul dorso milanese. Il Corriere no. Ha proseguito a tambur battente. 

Poi anche la folgorazione. La Levato è incinta. Il Corsera accelera, se possibile, di più. Spazi sull'home page nazionale, titoli quasi affettuosi (lei chiamata sempre "Martina", lui dolcemente "Alex", "Che emozione abbracciare il mio Achille", "Anch'io voglio vederlo"), il pm che fa un piccolo dono al nascituro, ancora la cronaca su ogni particolare. Se ne accorgono in tanti, sui social, che non è una semplice attenzione mediatica: ogni post su Fb sui due viene inondato da insulti e commenti che mettono in risalto che vi è una vita, quella di Pietro Barbini, la vittima, rovinata per sempre con un volto martoriato dall'acido. Oltre al dolore, un viso che non tornerà mai come prima. 

Ma questo in via Solferino sembrano dimenticarsene. Solo poche ore fa, due articoli (ripetiamo, due, un video e un pezzo) sull'home page nazionale: il video di don Antonio Mazzi, titolare della comunità Exodus, dove spiega che la Levato "é vittima di un gioco settario" (cosa significhi non ci è noto) e la stessa Levato che "chiede di essere affidata a don Mazzi". Il sacerdote, lo ricordiamo, è lo stesso che ospita Fabrizio Corona, lo stesso che ha strisce quotidiane sulla più seguita radio nazionale, lo stesso che è stato ospite gradito di qualsiasi canale televisivo italiano. 

Sarebbe interessante che il direttore Luciano Fontana spiegasse il perchè di questo accanimento terapeutico, che sfocia nella morbosità, alla vicenda. Non è una domanda sarcastica: è al di là di ogni logica, e sarebbe interessante capirne i motivi. I click? Certo, tutti i giornali, nativi digitali e non, vivono grazie al click. Ma ci sono indicatori che regolano il flusso del sentimento dei lettori; se il 99% di chi legge ha un giudizio pessimo su come si sta presentando la storia, vale la pena insistere?

Nessuno che fa questo mestiere è "verginello", intendamoci. Noi per primi. Si sa che certi drammi portano traffico, lettori, visite. Ma ci sono paletti. Non paletti deontologici, sia chiaro: siamo certi che il Corriere abbia raccontato la storia, finora, con professionalità tecnica ineccepibile, e non è questo il punto. Il punto è immaginare Barbini aprire il proprio pc e leggere della Levato che "ha tanta gioia nell'abbracciare il figlio". Lì sì, purtroppo qualche dubbio viene. E ci si sente sprofondare e morire, per una vita, davvero, rovinata per sempre. 

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