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Cronaca Loreto / Piazzale Loreto

Il figlio di un martire di piazzale Loreto: "No a eredi del fascismo al governo"

Anpi prende le distanze: "Considerazioni politiche sono fuori luogo"

"Il 25 settembre quando voteremo inorridisco pensando che 100 anni dopo la marcia su Roma gli eredi del fascismo possono prendersi Palazzo Chigi e mettere mano alla Costituzione". Alla cerimonia per commemorare l'eccidio di piazzale Loreto sono state queste le parole di Sergio Fogagnolo, figlio del martire Umberto, uno dei partigiani assassinato dai nazifascisti il 10 agosto 1944.

Durante il suo intervento Fogagnolo si è anche riferito al leader della Lega, Matteo Salvini definendolo "ministro dell'Interno con vocazione totalitaria". L'associazione nazionale partigiani italiani di Milano, però, ha preso le distanze, con il presidente Roberto Cenati che ha commentato: "Sono considerazioni che non c'entrano nulla con la commemorazione". 

Partecipata e intensa la cerimonia del 10 agosto per ricordare i 15 uomini trucidati 78 anni fa dai nazifascisti della legione Ettore Muti per ordine del comando nazista. Prima di essere uccisi, i 15 partigiani erano stati prelevati dal carcere di San Vittore. "Con queste fucilazioni si pensava che la strategia del terrore nazifascista potesse isolare i combattenti della Resistenza dalla popolazione - ha spiegato Cenati -. L’eccidio di piazzale Loreto ottenne invece l’effetto opposto e Milano non ha mai dimenticato questa barbarie".

"Siamo oggi a commemorare i Quindici - ha detto Cenati -  in un momento di grave incertezza per la preoccupante crisi politica, economica, sociale, sanitaria del nostro Paese. Per la guerra nel cuore dell’Europa scatenata dalla sanguinosa aggressione della Russia all’Ucraina, in aperta violazione del diritto internazionale, con la dolorosissima scia di morte, di sofferenze, di eccidi, di donne, uomini, bambini, anziani. Il messaggio e l’esempio dei Quindici è fortissimo. È il messaggio della pace, della libertà concepita in funzione degli altri, dell’attenzione alle sofferenze del nostro prossimo, di una concezione della politica come servizio disinteressato al bene comune".

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