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Cronaca

Matrimoni misti, marocchina denuncia: "Mi hanno impedito di sposarmi"

La donna doveva contrarre matrimonio con un italiano ma, nonostante ci fossero già le pubblicazioni, le hanno impedito di sposarsi perché non aveva il permesso di soggiorno

Nel giorno fissato per le nozze si é presentata a Palazzo Reale, a Milano, per sposarsi con rito civile con un milanese, ma al posto di un anello al dito si è ritrovata con una denuncia per immigrazione clandestina. Lo denuncia una 26enne marocchina, senza permesso di soggiorno, secondo la quale il Comune era a conoscenza della sua situazione dal momento che erano state fatte regolari pubblicazioni.

La donna ha presentato un esposto sia alla Procura che al sindaco Giuliano Pisapia. Secondo il racconto della donna, che con il matrimonio avrebbe avuto la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana, e del suo mancato coniuge, un milanese di 38 anni, il 3 dicembre si è presentata a Palazzo Reale di Milano per contrarre il matrimonio con rito civile.
"Giunti sul luogo ci ha accolti una signora, che faceva le veci del Comune - racconta la marocchina, assistita dall'avvocato Simona Giannetti - e ci ha richiesto i nostri documenti". Lui le ha dato la carta d'identità e lei il passaporto. A quel punto la giovane è stata portata negli uffici della Polizia municipale dove racconta di essere rimasta "per ben 8 ore".
E ciò, secondo l'esposto, malgrado "la stessa polizia municipale fosse al corrente del fatto che la posizione" della donna "era tutt'altro che irregolare". Perché - si legge nell'esposto - i futuri sposi avevano "formalizzato" la loro richiesta "di matrimonio presso il Comune di Milano con le pubblicazioni".
Alla fine della giornata, si legge ancora nell'esposto accompagnato dalla nomina del legale, "non solo non ci eravamo sposati ma eravamo anche stati umiliati davanti ai nostri invitati".
Per questo hanno voluto scrivere a Pisapia "avviliti e sconcertati dall'accaduto", esprimendo il "nostro più totale disappunto e la nostra più totale delusione". Chiedono che "si intervenga nelle sedi opportune perché non accada più nulla del genere" e perché venga data loro la possibilità "una volta per tutte di coronare il nostro desiderio di unirci in matrimonio".
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