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Cronaca

Morte Fadil: 11 medici indagati per omicidio colposo della teste chiave al processo Ruby

La loro iscrizione nel registro degli indagati è scattata come “atto dovuto”. Le indagini

La morte di Imane Fadil è ancora oggetto d'indagine da parte della magistratura milanese. Ora 11 medici della clinica Humanitas di Rozzano (Milano) sono stati iscritti al registro degli indagati per la morte della modella, che fu teste chiave dei pm milanesi nelle indagini sulla vicenda Ruby e sul “bunga bunga” di Arcore morta il 1 marzo 2019 per una malattia rara.

La loro iscrizione nel registro degli indagati è scattata come “atto dovuto” dopo che, nelle scorse settimane, il gip aveva rigettato la richiesta di archiviazione della procura ordinando nuove e più approfondite indagini per far luce sulle eventuali responsabilità penali in capo al personale medico della clinica dove 34enne rimase ricoverata per oltre un mese. Il reato ipotizzato nel fascicolo aperto dal pm Luca Gaglio e dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano è omicidio colposo.

Il colpo di scena sulle indagini della morte di Imane Fadil

In particolare, gli investigatori dovranno compiere accertamenti su un eventuale "nesso eziologico" tra la morte della ragazza, che aveva 34 anni, e la condotta dei medici che l'hanno avuta in cura in ospedale. È ormai nota la causa del decesso (un'aplasia midollare associata a epatite acuta), così come è ormai certo che si possano scartare ipotesi di avvelenamento penalmente rilevanti, nonostante dopo il decesso fossero stati trovati valori alti di alcuni metalli. Un'ipotesi, questa, avanzata dalla stessa modella all'inizio del suo ricovero. L'aplasia midollare può essere causata da molteplici fattori tra cui un virus, un linfoma o alcuni farmaci.

Imane Fadil, nata in Marocco, viveva da tempo a Milano. Nota per avere partecipato ad alcune "cene eleganti" ad Arcore, da Sllvio Berlusconi, era considerata una delle tre "testimoni chiave" del processo Ruby Ter, in cui l'ex presidente del consiglio è imputato per corruzione di testimoni. 

Il processo Ruby Ter e l'ultima intervista

La 33enne aveva chiesto di esser parte civile nel processo Ruby Ter che vede tra gli imputati l'ex premier Silvio Berlusconi. A gennaio 2019 scorso Fadil, con le altre due testimoni Ambra Battilana e Chiara Danese, era stata esclusa dal Tribunale dalle parti civili. Secondo quanto si era appreso, la modella stava anche scrivendo un libro sulla vicenda Ruby.

"Tutto questo è iniziato quando avevo 25 anni e oggi ne ho 34. In nove anni sono sempre stata lineare, ho sempre detto la verità al contrario degli altri e ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Silvio Berlusconi e di tutto il suo entourage". Così Imane Fadil esprimeva la sua amarezza il 14 gennaio 2019, davanti alle telecamere di Repubblica Tv, quando i giudici di Milano respinsero la sua richiesta di essere parte civile nel processo Ruby ter che vede tra gli imputati Silvio Berlusconi.

Lo sfogo di Imane Fadil precedette di soli quindici giorni dal ricovero alla clinica Humanitas di Rozzano. "Per ciò che succedeva ad Arcore noi abbiamo pagato più di tutte le altre, quelle che hanno deciso di farsi corrompere", sosteneva Fadil nell'ultima sua apparizione in Tribunale. L'ex modella era pronta a pubblicare un libro sulla sua storia. "Prima o poi tutti lo vedranno, prima o poi sarà pubblicato. Ho fiducia nella giustizia italiana e ho fiducia nel fatto che le cose stiano cambiando", concludeva Fadil.

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