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Cronaca

Salute. Sinpf: "E' necessaria cultura psichiatrica in ambito sociale/video"

Parla Eugenio Aguglia, presidente della società di neuropsicofarmacologia

Lo psichiatra, oltre a svolgere il suo ruolo in termini di corretta diagnosi e terapia, deve farsi carico anche di una cultura della psichiatria in ambito sociale.

Ne e' convinto Eugenio Aguglia, presidente Sinpf (Societa' Italiana di NeuroPsicoFarmacologia), intervenuto al convegno 'Depressione. Male oscuro della nostra societa': dai bisogni alla pratica clinica', che si e' svolto oggi presso l'auditorium del ministero della Salute.

"Ancora oggi- spiega alla Dire Aguglia-, a distanza di molti anni dalla riforma, il rapporto con la psichiatria viene percepito come rapporto con la follia e la malattia mentale grave. Essendo visto come un qualcosa di estraneo dalla realta' sociale, inoltre, e' vissuto di conseguenza in maniera non collaborativa". "A dimostrazione di cio'- prosegue- molte volte i nostri pazienti arrivano da noi dopo tutta una serie di altri filtri, non necessariamente adeguati. Il primo e' quello della medicina di base, ma poi ci sono anche altri filtri specialistici come la neurologia, la geriatria o la psicologia. Tali step, pero', in qualche modo servono solo a perdere del tempo utile perche', fatta una buona diagnosi, occorre subito iniziare una terapia. Solo in questo modo la continuita' terapeutica e l'adesione alle cure ci danno la possibilita' di una presa in carico assolutamente adeguata".

C'e' bisogno di accorciare la distanza che esiste tra paziente e societa'? "Sicuramente- risponde ancora il presidente Sinpf-: anche la societa' deve fare la sua parte, deve aggregare, coinvolgere e farsi carico delle persone che soffrono. Se la societa' acquisisce questa cultura a favore del paziente psichiatrico, coinvolgendolo nel mondo del lavoro e in quello della relazione, questa stessa cultura diventa per lui indirettamente anche una terapia. Insomma, il paziente psichiatrico deve tornare nel tessuto sociale per trarne vantaggio". Da dove ricominciare? "Dalla formazione in termini di conoscenza da trasferire alla medicina di base- risponde-, ma anche a quella specialistica e in generale a tutta la societa'. Non sottovaluterei per esempio la possibilita' di fare degli incontri sulla salute mentale nelle scuole di grado superiore, perche' anche i ragazzi per certi aspetti capiscano in che misura alcuni comportamenti, visti come assolutamente insidi dell'adolescenza, molte volte diventano invece un campanello d'allarme per sofferenze nate proprio nell'adolescenza- conclude Aguglia- ed esplose violentemente in eta' adulta". (Cds/ Dire)

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