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Cronaca

Il cagnolino muore dopo un'operazione? Risarcimento negato, non è un diritto inviolabile

La compagnia di un cane non è un diritto inviolabile della persona. Con questa motivazione il giudice ha respinto la richiesta di risarcimento danni morali presentata dalla padrona di un cane

La sua cagnolina, un husky di 9 anni, era stata operata nel 2003 in una clinica veterinaria milanese per sospetto tumore, era stata dimessa lo stesso giorno e poi era morta a casa dopo poche ore. Così una donna di Milano aveva intentato la causa contro i due veterinari: l'amico della donna e il collega che quell'11 di marzo aveva effettivamente operato il cane.

 

Husky, immagine di repertorio

Il giudice della quinta sezione civile, Damiano Spera ha riconosciuto la responsabilità dei due dottori nel causare la morte, perché i due non hanno fatto tutte le analisi necessarie visto che il cane era anche "affetto da sospetta neoplasia e in sovrappeso". Però non ha accolto la richiesta di risarcimento morale avanzata dal legale della donna, l'avvocato Maurizio Bozzato.


La compagnia di un cane nella vita - si legge nella sentenza - non è "un diritto inviolabile della persona". Il giudice Spera, nel formulare le sue motivazioni, ha richiamato una precedente sentenza di Cassazione, mentre l'avvocato della parte lesa aveva fatto leva proprio sul "coinvolgimento in termini affettivi che la reazione tra uomo e animale domestico comporta" per "l'arricchimento della personalità dell'uomo".

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