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Cronaca

Militari in città, scontro Pisapia-prefetto sui compiti dell'esercito

Per il sindaco la loro posizione "va rimodulata": "Non più compiti di pattuglia, ma solo il presidio di zone sensibili". Lombardi: "No, una revisione dei compiti indurrebbe il governo a ridurre gli uomini"

Prima "frizione" istituzionale tra il primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia e il prefetto Gian Valerio Lombardi. La questione: militari in città. Per il sindaco, infatti, andrebbe "rimodulata" la loro presenza. Non più compiti di perlustrazione di quartieri (affidate a polizia, carabinieri e vigili) ma il semplice presidio degli obbiettivi sensibili. Distante la visione del prefetto: "Se venisse fatto così, il governo potrebbe pensare di ridurre il numero dei soldiati di 'Strade sicure'".

La querelle è nata ieri nel Comitato provinciale per la sicurezza. Entrambe le parti (il sindaco con il proprio assessorato alla Sicurezza e il prefetto con il questore Alessandro Marangoni) convergono sul mantenimento del numero di soldati in servizio a Milano, 653, ma sul "modus". Per il Comune l'esercito dovrebbe essere impiegato "in consolati, ambasciate, monumenti, stazioni importanti metro-bus-treni, il Cie di via Corelli" ma non "per il pattugliamento semplice dei quartieri". "Cosa - sottolinea l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli - di compito di polizia, polizia municipale, finanza e carabinieri".

Per le forze dell'ordine, invece, un dispiegamento diverso degli uomini a disposizione indurrebbe il ministero a "ridurre il numero di soldati su Milano". "E questo - fa sapere lo staff del prefetto - non vogliamo che accada, di accordo con il sindaco". La decisione definitiva potrebbe arrivare oggi, a Roma.

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