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Cronaca

Mino Raiola "in fin di vita", gravissimo al San Raffaele

L'agente era malato da tempo. Il San Raffaele smentisce il decesso: "E' gravissimo". La sua morte era stata data da diverse fonti a lui vicine

Il noto procuratore calcistico Mino Raiola è in condizioni gravissime al San Raffaele. La notizia della sua morte era stata confermata da più fonti vicine all'agente: data dalla totalità dei giornali italiani (compreso MilanoToday, ce ne scusiamo coi lettori), è stata smentita dal nosocomio milanese, che sottolinea come "stia lottando tra la vita e la morte". Il primario dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele Alberto Zangrillo ha detto che "non si specula sulla vita di un uomo che sta combattendo". Anche il suo braccio destro José Fortes Rodriguez ha ribadito come "stia molto male", in "una brutta situazione" ma "non ancora morto". 

Raiola era stato operato al San Raffaele a gennaio. Proprio Zangrillo, primario all'ospedale e presidente del Genoa, nei giorni successivi all'operazione aveva fatto sapere che l'intervento era programmato da tempo. Sui profili social dello stesso agente era poi apparso un messaggio per rassicurare follower e conoscenti. Dopo qualche mese, l'aggravarsi delle sue condizioni.

Sul suo profilo è comparso uno status ironico dove si scherza sulla sua seconda presunta morte in 4 mesi e sul suo essere resuscitato.

Uno dei più noti (e ricchi) procuratori al mondo

Mino Raiola è uno dei più noti (e remunerati) procuratori sportivi al mondo. Arrivò a guadagnare in commissioni quasi 70 milioni di euro in un anno, secondo la classifica di Forbes. Su questo racconta spesso: "Ma non guardo il mio conto corrente. Odio le banche. Ho un fiscalista di fiducia che si occupa di tutto. Io in banca non ci voglio nemmeno entrare". Nato il 4 novembre 1967 a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, Mino Raiola, all'anagrafe Carmine Raiola, negli anni '60 emigrò dalla Campania con la sua famiglia per aprire una pizzeria in Olanda. Parte da garzone, mostra talento nel saper fare con la gente, poi compra un McDonald's. Ha successo ed entra nel mondo del calcio. Reinventa il ruolo del procuratore: non un semplice professionista, ma quasi uno "spirito guida" per i giocatori. Che si fidano ciecamente di lui. Fa guadagnare loro cifre spaventose. A detta di tutti è astuto e capace. Parla (anche se a volte in modo un po' maccheronico) 7 lingue, oltre al dialetto del suo paese d'origine. 

Nella sua scuderia ci sono, tra gli altri, l'attaccante del Milan Zlatan Ibrahimovic (con il quale aveva uno strettissimo rapporto d'amicizia), il centravanti norvegese Erling Haland, il portiere Gianluigi Donnarumma - passato in estate dai rossoneri al Psg - e il difensore juventino Matthijs de Ligt. Ha sempre avuto a che fare con Milano. Il braccio di ferro con i rossoneri per il giovane portiere - con i 6 milioni di euro strappati a stagione - ha tenuto banco come una telenovela per settimane qualche anno fa. Riportò Balotelli al Milan dal Liverpool e fece da mediatore, nel corso degli anni, anche per Robinho, Mark van Bommel, Urby Emanuelson e Dídac Vilà. 

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