La Lombardia è la regione con più morti sul lavoro
Usb: "Introdurre reato di omicidio per le aziende". I drammatici dati sul 2022
161 persone hanno perso la vita mentre stavano lavorando. Questo, in Lombardia, il drammatico dato sull'anno appena trascorso, quando in tutta Italia sono state 1.089 le morti bianche, di cui 769 sul posto di lavoro, e le restanti 320 causate da stanchezza durante il viaggio di andata o ritorno da o verso la sede. A diffondere i numeri sugli incidenti mortali sul lavoro Unione sindacale di base (Usb) e Rete Iside (onlus per la promozione della sicurezza per i lavoratori).
"Il 2022 è stato l’ennesimo annus horribilis per la sicurezza sul lavoro secondo i dati raccolti da Unione sindacale di base e Rete Iside Onlus - si legge in una loro nota congiunta -. Sono stati, infatti, almeno 1089 i morti di lavoro. Una cifra in linea con quelli degli ultimi anni, testimonianza di come la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori siano considerati sacrificabili sull’altare del profitto, derubricati a danni collaterali nel sistema economico capitalistico. E in quanto tali seppelliti dall’inazione della politica e dei sindacati complici, che si rifiutano di andare oltre il rituale stracciarsi le vesti ad ogni nuova morte".
Nell'anno appena trascorso, con 161 decessi, la Lombardia è stata la regione con il più alto numero di morti bianche; seguita da Veneto, con 130 persone morte sul lavoro, e la Campania, con 91. Dopo un 2022 per nulla positivo, a pochi giorni dall'inizio di quest'anno, la situazione non sembra per niente migliorata. "Il 2023 non è iniziato meglio: 7 vittime in tre soli giorni, tutte sul posto di lavoro. L’unica cifra di morti di lavoro accettabile è zero - continuano sindacato e onlus -. Per questo Usb e Rete Iside continueranno a costruire il proprio percorso per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro. Troppo spesso, infatti, ci troviamo a commentare casi in cui le norme e le misure di sicurezza sono state apertamente violate o ignorate: veri e propri omicidi. Questo accade perché per la classe imprenditoriale italiana la salute e la sicurezza di chi lavora rappresentano un costo, da ridurre all’osso. L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro potrebbe, finalmente, fornire uno strumento di deterrenza, rendendo non più conveniente per la parte datoriale il taglio di costi e dei tempi di produzione a scapito della vita".