rotate-mobile
Cronaca Sempione / Via Vincenzo Monti

Milano, carabiniere ucciso per sbaglio da un collega in caserma: così è morto Andrea Vizzi

Il dramma durante un'esercitazione. La vittima era nel ruolo dell'aggressore. I dettagli

Da quella Beretta M12 non doveva uscire nessun colpo. Quell'arma, come previsto dal protocollo delle "esercitazioni in bianco", doveva essere "vuota", scarica. E invece quando il suo collega ha premuto il grilletto, il proiettile è partito e lo ha centrato in pieno petto, uccidendolo praticamente all'istante. 

È stata una tragica fatalità, un incidente, la morte di Andrea Vizzi, l'appuntato di trentatré anni rimasto ucciso alle 18 di lunedì durante un'esercitazione all'interno della caserma Montebello di via Monti a Milano

Andrea - originario di Lecce, militare da una decina di anni e fidanzato con una poliziotta del commissariato Sempione - a novembre scorso aveva lasciato la stazione di Arese ed era entrato nelle "Api", le aliquote di primo intervento dei carabinieri create per rispondere in maniera immediata a ogni potenziale minaccia terroristica.

Essere un uomo delle Api significa essere sempre in prima linea, sempre pronto e di conseguenza sempre addestrato. E lunedì pomeriggio l'appuntato e tre suoi colleghi si stavano proprio "allenando" all'interno di un garage sotto la Montebello usato per ricreare scenari di azione.  

La finta aggressione e lo sparo

Andrea, stando a quanto finora accertato dal nucleo investigativo, era nel ruolo di quello che tecnicamente viene definito un "figurante". Nell'esercitazione - iniziata alle 17.30 - fingeva di essere un uomo armato di coltello e in evidente stato di alterazione psicofisica pronto ad aggredire i passanti. Così, da "copione", il caposquadra - un brigadiere con tanti anni di esperienza e nelle Api dal momento della loro formazione - avrebbe mirato e aperto il fuoco, da una distanza ravvicinata, per fermarlo.  

La vittima, che non indossava il giubbotto antiproiettile, è stata centrata all'emitorace destro e nonostante i medici del 118 abbiano cercato di rianimarlo per quaranta lunghissimi minuti per lui non c'è stato nulla da fare. 

Il "buco" nei controlli

Di dubbi, in una storia tanto tragica, non ce ne sono: nella trafila di controlli che vengono fatti regolarmente sulle pistole prima di iniziare l'esercitazione - tutti necessari proprio per verificare che le armi siano inoffensive - qualcosa non ha funzionato.

Il protocollo prevede che pistole e mitragliette - comprese quelle che i militari portano con sé in strada - vengono scaricate, "provate" contro il muro e poi utilizzate per le esercitazioni in bianco, che "chiedono" proprio l'assenza di proiettili.

I quattro uomini che lunedì si stavano esercitando nel garage - stando a quanto finora ricostruito - tornavano da un turno di lavoro e prima di cominciare la simulazione hanno "svuotato" le armi. Nella M12 - un'arma che i carabinieri "toccano" dall'inizio alla fine della loro carriera - però deve essere rimasto un colpo. 

Inchiesta per omicidio colposo

Il brigadiere che ha sparato, che è stato ricoverato per tutta la notte in ospedale per lo shock, è stato ascoltato martedì mattina dai suoi colleghi e dai magistrati Tiziana Siciliano e Sara Arduini, che coordinano l'inchiesta.

Il militare con ogni probabilità sarà indagato per omicidio colposo, anche per permettere tutti gli accertamenti necessari sulle armi utilizzate durante l'esercitazione e sul corpo di Andrea. 

Il punto fondamentale dell'inchiesta sarà chiarire perché una delle armi era carica e perché una "esercitazione in bianco" si è trasformata in una tragedia finora inspiegabile. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Milano, carabiniere ucciso per sbaglio da un collega in caserma: così è morto Andrea Vizzi

MilanoToday è in caricamento