Morto a Milano l'imprenditore Dino Abbascià, leader dell'ortofrutta
E' scomparso dopo una lunga malattia. Nato nel 1942, a 13 anni era arrivato a Milano da Bisceglie
E' morto l'imprenditore Dino Abbascià, all'anagrafe Berardo, nella notte tra sabato e domenica dopo una lunga malattia.
Consigliere di Confcommercio Milano, membro della consulta del presidente di Confcommercio, presidente nazionale di Fida (Federazione italiana del dettaglio alimentare) e presidente del sindacato milanese dettaglianti ortofrutticoli. Ma anche presidente dell'associazione dei pugliesi a Milano. Nato a Bisceglie nel 1942, era il "numero uno" dei venditori ortofrutticoli di Milano. Nel 1955, quando aveva 13 anni, partì da solo in treno per raggiungere a Milano il fratello maggiore Donato, che lavorava come elettrauto.
Iniziò come garzone in un negozio di fruttivendolo in via Pacini, a Lambrate, facendo le consegne in bicicletta e dormendo nello sgabuzzino, come ha raccontato lui stesso più volte parlando della sua storia. Ad un certo punto cominciò anche a vendere gelati alla sera all'ex cinema Pacini e poi andò a fare il garzone in un altro fruttivendolo, in viale Tunisia.
A 18 anni, con i fratelli (nel frattempo ne era arrivato a Milano anche un altro), prese in affitto la licenza di fruttivendolo per due negozi, in via Montebello e in viale Coni Zugna. Fu l'inizio dell'avventura imprenditoriale. A 25 anni l'ingresso in Confcommercio, poi la Spa tra quattro fratelli, con decine di dipendenti, un magazzino all'ingrosso e un negozio in Porta Nuova. Nel tempo l'azienda si è specializzata nella fornitura a catering, hotel, ristoranti, mense e bar.
"E' una grave perdita per il commercio milanese e di tutta Italia", ha spiegato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. "Ha rappresentato la storia di quella Milano capace di accogliere e coinvolgere un'imprenditorialità che si distingue per intraprendenza e nel sapersi costantemente innovare". Sangalli ha ricordato in particolare che Abbascià può essere considerato colui che ha "scoperto" e diffuso la frutta esotica a Milano. Attivo nella solidarietà, ha fondato una scuola in Kenya.
Abbascià lascia la moglie Maria Teresa e i figli Francesco e Anna Maria.