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Cronaca

La morte di Enzo Jannacci: il cordoglio di Milano e della musica

Da Morandi ai Negramaro a Ruggieri, passando per Maroni e Pisapia: il ricordo del cantautore milanese

La morte di Enzo Jannacci ha colpito il mondo della musica italiana e commuove Milano. Tra i messaggi di cordoglio quello di Gianni Morandi: "Un poeta estroso, ironico, geniale, con quella vena malinconica, ma così sublime.... un innovatore, capace di lasciare sempre la sua inconfondibile impronta. Ciao Enzo, ci mancherai", scrive sulla sua pagina Facebook postando una fotografia che li ritrae insieme (e con Celentano).

Il neo presidente della regione Roberto Maroni affida a Twitter il suo saluto: "Addio a Enzo Jannacci, cuore e musica di Milano. Riposa in pas, cunt i too scarp del tenis". "Con la sua ironia e le sue canzoni ha raccontato la Milano più vera", scrive invece Giuliano Pisapia.

Per Enrico Ruggeri, Jannacci era "intelligente, spiritoso, surreale, geniale". I Negramaro, citandolo, scrivono: "Che voglia di piangere... ciao, Enzo!". Non poteva mancare la figlia di Giorgio Gaber, con cui Jannacci lavorò molto. "Ciao, Enzo, ti voglio bene", scrive Dalia.

Gad Lerner scrive su Twitter: "Rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni".

Non manca il ricordo di Nanni Svampa, emblema del cabaret e della canzone popolare milanese. "Lo ammiravo da matti, fin da ragazzo", dice l'ex dei Gufi all'Ansa. "Negli anni '70 si facevano tante cose la domenica pomeriggio alla Rai, e poi concerti in piazza. Ne abbiamo fatto uno insieme a Luino qualche anno fa, incontri fatti di chiacchiere e battute scherzose in attesa di andare in scena". Svampa racconta i concerti di Jannacci, definendolo un grande autore di canzoni "come Brasssens in Francia" ma anche "un grande umorista", dice Svampa: "Lo avevo soprannominato schizzo-umorista". Un rimpianto: "Non aver mai fatto teatro insieme".

"Dolore e gratitudine per una poesia spiazzante e infallibile": così il Club Tenco ricorda Jannacci. Che vinse il Premio Tenco nel 1975 e ricevette tre targhe per la più bella canzone dell'anno, fino al riconoscimento per il miglior album in dialetto.

Aurelio Ponzoni (il "Cochi" di Cochi e Renato) parla di "un fratello che è morto: per me era uno di famiglia". All'Ansa racconta che Jannacci "ha compiuto almeno tre vite: jazzista, compositore, attore, diplomato in composizione all'Accademia, medico". Cochi e Jannacci si sono conosciuti nel 1964: "Facevamo cabaret al Cab 64, è venuto a vederci, gli siamo piaciuti e abbiamo cominciato a frequentarci. Spesso musicava i nostri testi, come 'La vita l'é bela'. Nel '69 abbiamo fatto insieme una tournée teatrale".

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