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Cronaca

Morto a Milano Francesco Saverio Borrelli, il magistrato che fu a capo del pool Mani Pulite

Borrelli, magistrato di lungo corso, è morto a Milano a 89 anni. Il ricordo della figlia

Come gli imponeva il suo motto diventato celebre ha resistito. Ma alla fine ha dovuto arrendersi. È morto sabato mattina a Milano, all'età di ottantanove anni, Francesco Saverio Borrelli, il magistrato il cui nome resterà per sempre legato all'inchiesta Mani Pulite. Borrelli, napoletano di nascita, si è spento nell'hospice dell'Istituto dei Tumori, dove era ricoverato da tempo. 

Nato a Napoli il 12 aprile del 1930, aveva stretto la sua vita a doppio filo a Milano. Dopo l'ingresso in magistratura nel 1955 come pubblico ministero, nel dicembre del 1983 era entrato come procuratore aggiunto nel palazzo di giustizia meneghino per non uscirne mai più. Nel 1988 era infatti diventato procuratore capo e dal marzo '99 fino all'aprile 2002 era stato procuratore generale della Corte d'appello milanese. 

Il magistrato di mani pulite

Il suo nome resterà per sempre accanto a quello di tangentopoli e Mani pulite, con lui che era stato a capo del pool di magistrati che aveva messo a segno una delle inchieste più famose della storia giudiziaria italiana e aveva scritto la parola fine sulla Prima repubblica partendo dalle indagini sul Pio Albergo Trivulzio. Era stato proprio lui - e non era un caso - a spedire al leader socialista Bettino Craxi il primo avviso di garanzia. 

Il 12 gennaio 2002, quando la stagione di Mani pulite era da poco conclusa, aveva inaugurato l'anno giudiziario in Corte d'appello con lo slogan passato alla storia "resistere, resistere, resistere" contro le riforme del governo Berlusconi.

Anni prima, era il 1993 e tangentopoli era appena esplosa, un'altra sua frase era diventata celebre. Rivolgendosi ai candidati alle elezioni, Borrelli si era lasciato andare a un eloquente: "Se hanno scheletri nell'armadio, li tirino fuori prima che li troviamo noi". 

Il saluto della figlia

Accanto a Borrelli sono rimasti sempre la moglie Maria Laura e i figli Andrea e Federica. Proprio lei nei giorni scorsi aveva scritto un lungo post su Facebook che sapeva già di addio. 

"Ti tengo la mano e insieme alle lacrime che non ho il pudore di nascondere, scorrono i mille ricordi di quanto vissuto con te. Mi vedo  seduta sulla canna della tua bicicletta azzurra, sento ancora il freddo dell'acciaio sulle mie gambe infantili, vedo le mie mani grassocce che stringono il manubrio, come mi dicevi tu, per non cadere e non sbilanciarci. Ricordo l'ansia del distacco quando mi lasciavi all'asilo per consegnarmi alla signorina Carla", la parole di Federica Borrelli. 

E ancora: "Ma non solo... ricordo le prime versioni di latino tradotte insieme, ricordo il tuo aiuto magico per il maledetto Isocrate e per i filosofi greci, anche all'Università, ricordo il regalo di maturità, le gite sui Monti della nostra Courmayeur, i litigi, le sgridate, l'ultima pochi giorni prima del matrimonio, ricordo che non hai mai smesso di trasmettere tutto ciò che per te valeva la pena trasmettere. Nel mio momento più buio ci sei stato, amorevole, quando nacque Sofia, quando mi sono ammalata mi hai portato in giro per capire cos'era questa maledetta malattia. Mi mancano il tuo arguto senso critico, che si parlasse di filosofia, letteratura, musica, storia e arte. Mi manca il suono del tuo pianoforte che giace orfano del tuo talento, come orfani siamo noi. Papà vorrei averti potuto e saputo dare tutto quello che mi hai dato, per sempre".

Il magistrato con l'amore per la musica

Uomo di legge, ma non solo. Borrelli è stato infatti anche grande conoscitore di storia, di filosofia e di musica, come testimoniato dalla sua presenza fissa alla Scala e dal ruolo di presidente del conservatorio che gli era stato assegnato nel 2007. E come confermato anche da quel pianoforte che adesso, le parole di sua figlia, "è orfano". 

"Francesco Saverio Borrelli ha saputo dare risposte concrete al bisogno di giustizia e onestà in uno dei momenti più difficili del nostro Paese. La sua azione e il suo impegno resteranno per sempre un esempio che Milano, sua città adottiva, non dimenticherà", le parole del sindaco Beppe Sala.

La camera ardente di Borrelli, che nel 2006 era stato anche a capo dell'ufficio indagini della Figc e che nel 2002 aveva ricevuto il titolo di Cavaliere di Gran croce dell'ordine al Merito della Repubblica Italiana, sarà allestita lunedì al tribunale di Milano. Proprio lì dove ha trascorso quasi tutta la sua vita. 

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