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Cronaca

Hafiz, il cantante attivista morto a 23 anni: "Hai combattuto fino alla fine, ma non è un addio"

Il giovane è stato ucciso da un male incurabile. Il ricordo, commosso, di tutti i suoi amici

La sua vita, il suo modo di intendere la vita, li aveva riassunti nel ritornello della sua canzone più famosa. Quel ritornello che cantava sempre con il sorriso, che non mancava mai perché lui - diceva sempre a tutti - era "presobbene". "Alza il pugno fino in fondo, siamo tutti quanti cittadini del mondo", urlava ogni volta che poteva, ogni volta che voleva. E ora quella richiesta, quel mantra sono diventati una sorta di eredità per i suoi amici, quelle ragazze e quei ragazzi che con lui hanno condiviso un pezzo di strada fino all'ultimo, fino alla fine. 

Perché Hafiz alla fine ha dovuto arrendersi. Nonostante i suoi ventitré anni, nonostante una vita intera da vivere, ha dovuto darla vinta a una malattia che non gli ha lasciato scampo. Dietro di sé però quel ragazzone nato a Milano da mamma marocchina e papà egiziano ha lasciato una sterminata scia di amici e fratelli, che non lo hanno abbandonato un secondo e che anche domenica sera - quando ormai la situazione era definitivamente compromessa - si sono riuniti fuori dal Policlinico, nei giardini della Guastalla, per fargli sentire la loro vicinanza. 

E lo hanno fatto, come ad Hafiz sarebbe piaciuto, cantando. Perché la musica era la cosa che lui più amava tanto da cantare ogni volta che poteva - ai cortei, alle proteste alle jam session - e da iniziare a lavorare in radio, sempre in realtà di quartiere e vicine ai cittadini. L'altra grande "passione" del 23enne, infatti, era proprio l'attivismo, la strada, il punto in cui viveva la città fianco a fianco con i suoi "compagni", con le ragazze e i ragazzi con cui negli anni ha condiviso battaglie e lotte sempre a difesa dell'uguaglianza e dell'antirazzismo. 

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Quegli stessi amici, adesso, stanno pian piano inondando il suo profilo Facebook di foto e ricordi, in cui a farla da padrone sono la canotta Ucla dalla quale Hafiz non si separava mai e il suo sorriso. 

"Oggi fratello Hafiz ci hai lasciato. Ma non è un addio e lo sai meglio di noi. Eri un fottutissimo leone, un guerriero, hai combattuto fino alla fine contro le ingiustizie e siamo sicuri che sempre le combatterai. Ci siamo lasciati con tante promesse e le manterremo fino alla fine e con tanta presabbene. Siamo tutti quanti cittadini del mondo. Bella brooo! Sempre nei nostri cuori", è il ricordo del Soy Mendel. 

"Ciao Hafiz. Non si può morire a 23 anni, ma quando su questa misera terra arriva qualcuno di troppo presobene, quando arrivano compagni veri, che ci mettono il cuore, che ci credono, senza mai tirarsi indietro, quando arrivano persone come te, che sono uniche e rare, beh sembra sempre che non possano restare. La rabbia è tanta, troppa - il saluto degli amici del centro sociale Lambretta -. Ma sappiamo che vivrai in ogni cordone, in ogni iniziativa, in ogni corteo, nei cuori dei compagni di oggi e di quelli che verranno. Hai lottato fino alla fine, come solo i compagni veri sanno fare. Sei e sarai un esempio per tutti. Ciao big bro, sempre con noi. Grazie di tutto".

"Ciao fratellino. Questa mattina un leone ci ha lasciati, un leone che fino all’ultimo non ha smesso di ringhiare. Dai primi cortei studenteschi, passando per le lunghissime assemblee per preparare le occupazioni fino ai live con la Nomama posse abbiamo saputo essere complici, fratelli e compagni. Una presabbene e una voglia di lottare continua, senza sosta e sempre con il sorriso sulle labbra - le parole, commosse, che arrivano dal centro sociale Cantiere -. Noi non smetteremo mai di stare dalla parte dei più deboli e degli ultimi, con la consapevolezza che la tua forza ci farà vincere tutte le battaglie. Ciao Bro, sempre nel cuore". 

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"In mezzo alle ingiustizie che stringono in una morsa questo mondo, gli abbracci e i sorrisi sono piccoli gesti rivoluzionari e tu l'avevi bene in mente - il pensiero della rete studenti Milano -. Ciao Hafiz, un saluto che riecheggia nelle lotte dell'oggi e riecheggerà in quelle del domani".

Non solo centri sociali e attivisti di sinistra, però. Perché l'ultimo saluto ad Hafiz hanno voluto darlo anche due esponenti di palazzo Marino. "Con grande e immenso dolore apprendo che Hafiz Mohamed ci ha lasciato. Non ce l'ha fatta. Ha lottato col sorriso fino all'ultimo. Ciao leone - l'addio della consigliera Sumaya Abdel Qader -. Dio ti accolga nella sua immensa misericordia". "«Non si può morire a 23 anni», scrivono e hanno mille ragioni, proprio una cosa ingiusta. Sono sicuro che ad ogni corteo, a ogni riunione, a ogni festa ci sarà sempre qualcuno che manderà un pensiero ad Hafiz morto troppo presto - il saluto del delegato alle periferie del sindaco, Mirko Mazzali -. Ti sia lieve la terra compagno Hafiz". 

L'ultimo saluto a tutti, invece, Hafiz lo aveva dato a fine marzo con una foto dall'ospedale. I capelli, ricci e neri, non c'erano già più. Ma il suo sorriso sì, quello sì. 
 

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