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Cronaca

Morto a 20 anni Leo "rainman", lo skater che raccontava la sua malattia per aiutare gli altri

Leonardo Ghilardi è morto sabato. Da anni combatteva, con forza, contro un brutto male

Il male lo aveva travolto in uno di quei giorni che alla sua età è tra i più importanti della vita, quello dell'esame di maturità. Ma lui, con la forza e la sfacciataggine di un 18enne, lo aveva affrontato, lo aveva sfidato a viso aperto. Aveva iniziato a sgomitare come quando sfidava gli avversari in strada, quelli dello sport, con i pattini ai piedi.

E per far capire al male che lui non aveva intenzione di mollare aveva iniziato a raccontare a tutti la sua malattia, perché - diceva - "tu che stai leggendo e che sei in una situazione difficile, anche se molto diversa dalla mia, sappi che io ce la sto facendo, sappi che puoi contare su di me". Una frase che adesso, probabilmente, è il testamento più bello che potesse lasciare. 

Sì perché nonostante la voglia, la caparbietà, Leonardo Ghilardi non ce l'ha fatta. "Rainman", come si chiamavano i suoi canali Instagram e Youtube sui quali raccontava la malattia, è morto sabato mattina a venti anni dopo una lotta durata quasi due anni con un male più grande di lui. 

La sua storia l'aveva raccontata lui stesso poco più di un mese fa su "Il Bullone", il giornale dei "B.Livers", come amano definirsi quei ragazzi che stanno facendo i conti con la malattia ma che non hanno nessuna intenzione di arrendersi: 

Tutto cominciò la notte tra il 21 e il 22 di giugno 2017, una data storica poiché la mattina avrei dovuto sostenere la terza prova degli esami di maturità. Cosa accadde quella notte? È presto detto. Facevo fatica a respirare a causa di un dolore insopportabile alle parete toracica sul fianco sinistro. Non riuscivo a star sdraiato, né nemmeno dritto in piedi. Mi sembrava di essere un pugile che ha appena ricevuto il colpo di grazia ed è vicino al K.O. Stavo morendo dal dolore. Di corsa in pronto soccorso, al triage mi danno la bellissima notizia: «deve aspettare circa 5 ore». Perfetto, e gli esami di maturità chi li fa al posto mio? Niente, si torna a casa doloranti dopo una puntura di antidolorifico. Nel frattempo, la maturità finisce e siamo ormai ai primi di luglio.

Il dolore continuava imperterrito anche se molto più lieve rispetto a quella fatidica notte. Mi si gonfia una parte sinistra del costato, stavolta al pronto soccorso mi impongo e in un’ora e mezza riesco ad essere visitato. «Hai una costola rotta e del liquido intorno», mi disse la dottoressa. Da quel momento, partono mille domande e altrettanti accertamenti. Si va di ecografia, tac, biopsia e vari esami del sangue finché si capisce che è un tumore maligno. 

Mi spediscono all’Humanitas di Rozzano, dove vengo sottoposto a esami più specifici e finalmente a metà agosto so quanto il mio corpo mi vuol male: sarcoma di Ewing. «Perderai i capelli», le più dure parole di quella travolgente conversazione con l’oncologa. Da qui in poi ho iniziato il mio viaggio che continua tuttora. Le chemio erano ogni 20 giorni, e l’operazione per togliere quel male, il giorno del mio compleanno: 30 novembre 2017. Le terapie continuano fino al 22 giugno 2018 (esattamente un anno dopo), in cui ormai mi consideravo e mi consideravano guarito. 

Ahimè, la difficile notizia arrivò il 25 luglio. È tornato, è grosso quanto un mandarino e dobbiamo toglierlo il prima possibile. Il mondo intorno a me si fece strano. Convinto di avercela fatta, in due secondi tutte le certezze volarono via. Tutto scomparve. Rimasi solo io e i miei pensieri, io e la mia mente. Ci volle un giorno per metabolizzare quelle parole e si ripartì più forti di prima. Sempre guardando avanti. Le persone vicine non mi mancavano, e una new entry mi era appena capitata tra le mani, quasi come un angelo arrivato nel momento più opportuno (non a caso si chiama proprio Beatrice) e tuttora mi accompagna con tanto amore. Mi feci strada tra un’operazione abbastanza delicata, un’infezione che non voleva andar via e l’inizio del nuovo schema di chemioterapia. Le notizie che ricevevo non erano delle migliori: «Leo, il tuo midollo non combatte più la malattia, per guarire al 100% in futuro si deve mettere in conto un trapianto, appunto, di midollo», oppure, «per ora devi fare tante, tante chemio, non si sa per quanto». Dopo aver digerito tutto questo finalmente trovai un po’ di equilibrio. Anzi, avrei voluto trovare un po’ di equilibrio, erano passati 2 cicli di chemio e tutto sembrava andar liscio come l’olio. 

Ebbene sì, non c’è due senza tre. Il terzo tumore apparve così dal nulla tra un ciclo di chemio e l’altro. Ovviamente mi tennero barricato in ospedale. Fu il ricovero peggiore che io abbia mai fatto: tanta sofferenza per i vari dolori che il tumore mi procurava, la febbre, non riuscivo a scaricarmi, avevo una tachicardia di 130 battiti al minuto. Un disastro. 

Dentro di me ho ancora il tumore, ma per ora penso solo che sia il mio accompagnatore di fiducia. Sempre lì a ricordarmi il triste destino a cui, per ora, son costretto, ma che un giorno ringrazierò per avermi formato caratterialmente e fatto crescere mentalmente. Una soluzione che ho iniziato ad adottare è il parlare incessantemente. Parlare con gli amici, la fidanzata e soprattutto con me stesso. Ora ho in testa mille progetti e tutto grazie a questo terzo tumore che mi ha aperto definitivamente la visione di qualsiasi cosa. Ho deciso di aprire un canale youtube chiamato Rainman e una pagina Instagram (rain_._man) dove carico video e foto incentrati sulla mia personale esperienza. Il mio intento è far riflettere le persone su tematiche abbastanza pesanti quali la malattia e come un paziente vede la società che gli gira attorno. Tu che stai leggendo e che sei in una situazione difficile, anche se molto diversa dalla mia, sappi che io ce la sto facendo, sappi che puoi contare su di me e che soprattutto devi contare su di te. Circondati di persone che non solo ti aiutano, ma anche che ti sostengono e ti supportano. Vinci con le tue forze, ma armati di persone che credono in te.

Sabato è arrivata la notizia tanto temuta. I primi a salutarlo, con composto dolore, sono stati gli amici e i compagni dello Skating club Cassano d'Adda: "Ciao Leo - le loro semplici parole -. Sarai sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri". L'ultimo saluto a Leo si terrà lunedì 25 marzo alle ore 15.30 alla parrocchia S. Pietro Apostolo in via Pontirolo 14 a Treviglio.

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