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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Morto il maresciallo Giuseppe Nicastro, il carabiniere amato da Dalla Chiesa

L'arrivo a Milano negli anni '60, poi l'approdo al nucleo operativo con il generale Dalla Chiesa

Nel 1985, l'anno della grande nevicata, quella "del secolo", uscì da casa sua a Pieve Emanuele e arrivò in via Moscova 19 a piedi. Arrivò da casa sua a quella che per lui era un'altra casa: la caserma. Basterebbe questo aneddoto che da anni viene tramandato nei corridoi in Moscova per spiegare chi era Giuseppe Nicastro, il maresciallo maggiore dei carabinieri morto mercoledì mattina a 86 anni dopo una malattia. 

Siciliano d'origine, a Milano era arrivato nel 1960 dopo un'esperienza a Foggia. Sotto la Madonnina divenne immediatamente uomo di fiducia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che all'epoca guidava il nucleo operativo, oggi nucleo investigativo. Quelli successivi furono gli anni dei sequestri di persona, delle brigate rosse e della lotta alle prime mafie al Nord. Celebre la sua foto accanto a Renato Curcio, tra i fondatori delle Br, al momento dell'arresto.

Indagini che hanno sempre visto Nicastro in prima linea, con la sua inseparabile bici. Conosceva tutti a Milano: colleghi, informatori, tanti, tantissimi. Si muoveva per le strade sempre alla ricerca di informazioni utili per incastrare l'obiettivo di turno. "Quando si 'attaccava' addosso, era una condanna", un altro dei tanti ricordi che arrivano da Moscova. Era uno di quei carabinieri vecchi stampo: indagini di altri tempi, con suole delle scarpe consumate tra pedinamenti e servizi di osservazione. 

Negli ultimi anni, già in pensione, non era difficile vederlo in caserma. Una buona parola per i colleghi più giovani, un racconto per i cronisti. E ogni volta che arrivava in Mosocva sembrava una festa per tutti, per i militari più anziani che avevano avuto la fortuna di lavorare con lui e per i colleghi più giovani cresciuti anche grazie ai racconti delle sue avventure. Avventure che in qualche modo partivano e arrivavano sempre dallo stesso posto: dalla caserma, da casa sua. 

"Durante il primo incontro il generale Dalla Chiesa mi diede tre regole: rispettare le istituzioni, assumersi le responsabilità e massima discrezione. Per questo motivo non ho mai parlato con un giornalista durante la mia carriera. Neppure una volta prima del congedo nel 1997. L'ho fatto per tenere fede alla mia promessa al generale", aveva raccontato nella sua prima intervista rilasciata nel 2019 in occasione del volume "Ultima edizione - Storie nere dagli archivi de La Notte", in cui aveva ripercorsa la sua carriera scandita dall'impegno anche contro il banditismo locale di Vallanzasca e Turatello.

"Ho trent'anni di sonno arretrato - dichiarò Nicastro nella conversazione - Per decenni le mie giornate sono durate 24 ore ininterrotte. Per combattere i banditi devi vivere con i loro orari. Quando cercavo Vallanzasca dovevo andare nei night club. Lui entrava alle 4 del mattino? E anche io ero lì alle 4. Solo che poi lui dormiva fino al pomeriggio e io alle 8 ero in ufficio a fare rapporto".

I funerali del maresciallo si sono tenuti giovedì 25 maggio alle 10.30 nella chiesa Maria Immacolata di Pieve Emanuele. Tanti i carabinieri presenti per rendere onore a Nicastro, tra cui il comandante provinciale di Milano e una rappresentanza del comando regionale. Sulla bara una foto di Nicastro con la sua seconda pelle: la divisa.

I funerali del maresciallo Nicastro

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