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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Parla il 25enne che uccise il vigile: «Marchio indelebile ma non sono quella persona. Voglio lavorare»

Remi Nikolic, 25 anni, ha appena patteggiato tre anni e due mesi per furti in casa. E' stato intervistato per la prima volta da Tele Lombardia

Quando aveva 17 anni investì e ucciso, a bordo di un Suv, il vigile urbano Niccolò Savarino a Milano, in via Varé. Insieme a un complice più grande di lui stava scappando alla vista degli agenti di polizia locale. Appena scarcerato dal Beccaria, nel 2020 con due complici rubò in due appartamenti di lusso ma, qualche mese più tardi, venne incastrato dalle indagini degli investigatori. Per i furti ha chiesto e, il 3 febbraio, ottenuto di patteggiare tre anni e due mesi che sconterà ai domiciliari, insieme alla moglie e ai due figli.

Lui è Remi Nikolic, serbo di 25 anni. «Vorrei lavorare, ma quando sentono nome e cognome chiudono le porte», le sue parole durante la prima intervista, rilasciata alla trasmissione Iceberg di Tele Lombardia che andrà in onda integralmente giovedì 4 febbraio. Durante l'intervista chiederà scusa alla famiglia Severino come aveva già fatto attraverso una lettera qualche anno fa. «Loro non hanno accettato per il dolore che hanno, con le mie scuse non posso farci niente. Non ero la persona che dicevano e non volevo togliere la vita a questa persona.», dice alle telecamere: e sui furti del 2020, definiti «una scivolata, un brutto momento», aggiunge: «Mi dispiace per quello che è successo adesso, perché ho dato modo di nuovo alle persone di parlare di me».

«Il mio nome mi precede, non trovo lavoro»

La sua nuova vita è accanto alla moglie e ai figli. A cui non sa ancora come dirà del suo passato. «Me lo chiedo sempre», afferma Nikolic: «Cercherò di far loro vedere che persona sono realmente, qual è stato il mio passato, dove e come sono cresciuto. Sicuramente non potrò mai dare una spiegazione a quello che ho fatto. Non so come potrò dire loro una cosa del genere». E il capitolo lavoro? «Sto cercando», racconta, «ma il mio nome mi precede. Perché quando dico il mio nome e il mio cognome c’è una negazione all’istante. Prima mi dicono 'sì, Remi, ti prendiamo sei un ragazzo che vale e lo hai dimostratoì, però dopo, una volta letto il mio nome e il mio cognome, si sono fatti questa immagine di me e non si può lavorare».

«Non ero perfetto ma non avrei mai ucciso una persona»

Tutto torna a quel drammatico giorno del 2012, alla vita del vigile urbano spezzata per sempre. «Non lo conoscevo, non mi ha mai fatto niente di male. Ero un ragazzo, avevo 17 anni. Sono scappato con la macchina? Sì sono scappato con la macchina. Guidavo da quando avevo 12 anni? Sì, guidavo da quando avevo 12 anni. Facevo dei piccoli reati? Sì, facevo dei piccoli reati. Però non a tal punto di andare a togliere la vita a una persona. Questo no!», afferma Nikolic alle telecamere. 

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