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Cronaca Tortona / Piazza Napoli

Per la cassazione mancano prove che fidanzato della stilista impiccata sia colpevole

All'inizio del mese la decisione della procura di Milano di non archiviare il caso della morte di Carlotta Benusiglio come suicidio

Secondo la cassazione non ci sono prove della colpevolezza di Marco Venturi, fidanzato di Carlotta Benusiglio, la stilista 37enne trovata impiccata in piazza Napoli a fine maggio 2016. Questa la motivazione per la quale a febbraio la corte aveva dichiarato inammissibile il ricorso dell'allora pm Gianfranco Gallo, il quale chiedeva di annullare il provvedimento del riesame che aveva rigettato la richiesta del carcere per l'uomo.

Il "quadro" indiziario "non conduce univocamente ad un giudizio di alta probabilità di colpevolezza del Venturi" e mancano gravi indizi a suo carico, ossia non è stata provata "oltre ogni dubbio" la sua responsabilità. Questo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza.

All'inizio di marzo la Procura di Milano aveva chiesto di processare con l'accusa di omicidio Venturi, fino ad ora rimasto libero. L'istanza era stata trasmessa dal pubblico ministero Francesca Crupi (che aveva ereditato l'inchiesta dall’ex collega Gianfranco Gallo) all’ufficio del giudice per le indagini preliminari considerando necessario il vaglio di Raffaella Mascarino. L'arresto di Venturi era già stato chiesto dal pm Gallo, ma venendo rifiutato per tre volte, rispettivamente da un gip, dal tribunale del riesame e infine dalla cassazione. Il fidanzato della vittima è accusato anche di stalking e lesioni contro la donna, commessi tra il 2014 e il 2016.

La vicenda giudiziaria è piuttosto complessa. Secondo le indagini coordinate dal pm Gallo, l'uomo sarebbe responsabile di atti persecutori e di omicidio della sua ex compagna, che all'epoca della morte aveva 37 anni, con tanto di "messinscena" del suicidio nei giardini di piazza Napoli. Ma, nel mese di aprile del 2020, il gip di Milano aveva negato l'arresto per l'uomo. Il pm si era dunque rivolto al Riesame che, però, aveva confermato la decisione del gip, ritenendo che l'episodio andasse classificato come suicidio.

Di qui il nuovo ricorso del pm, stavolta in Cassazione. Ma il supremo grado di giudizio lo ha ritenuto inammissibile. Successivamente la pm Francesca Crupi aveva deciso di non archiviare definitivamente l'indagine confermando la tesi accusatoria nei confronti di Venturi e chiedendone un rinvio a giudizio.

La ricostruzione della procura

Venturi, secondo la ricostruzione del pm Gianfranco Gallo, è accusato di aver ucciso la fidanzata "per futili motivi, con dolo d’impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio" e quindi strangolandola. Ad aggravare ulteriormente la situazione ci avrebbe poi pensato la "sindrome di Eagle", la patologia rara di cui soffriva Carlotta che colpisce i legamenti del collo, tanto che sarebbe - scrive ancora il pm - "deceduta subito dopo per asfissia meccanica da strangolamento". 

Soltanto a quel punto il fidanzato - sempre stando alle ricostruzioni del procuratori - avrebbe simulato "una impiccagione sospendendo parzialmente" con la sciarpa il cadavere ad un albero nei giardini di piazza Napoli. Quando il corpo era stato ritrovato, infatti, la pista più battuta era stata proprio quella del suicidio, tanto che lo stesso Venturi era stato semplicemente ascoltato come persona informata dei fatti. Con il passare dei mesi, poi, la sua posizione si era aggravata e l'accusa, dopo la seconda autopsia, era diventata di omicidio. Secondo il terzo grado di giudizio però le prove di colpevolezza sono insufficienti.

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