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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta Ponte Morandi, arresti importanti per ex manager di Autostrade: tutti i nomi

L'indagine sulla sicurezza delle barriere fonoassorbenti del Ponte: il filone d’inchiesta

Tra le persone coinvolte nell'indagine della Procura di Genova sul crollo del Ponte Morandi, c'è anche Stefano Marigliani, ex direttore del Primo Tronco di Genova trasferito a Milano ad altro incarico. Adesso per lui è scattata una misura interdittiva, come per altri manager con un ruolo più defilato come il suo: Paolo Strazzullo, responsabile delle Ristrutturazioni Pianificate, e Massimo Meliani che teneva i rapporti con i fornitori.

Molto peggio sta andando all'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia S.p.a., Giovanni Castellucci e gli ex manager Paolo Berti (capo area operazioni) e Michele Donferri (capo area manutenzioni). I tre sono stati arrestati - ai domiciliari - dalla Guardia di Finanza di Genova nell’ambito dell’indagine sulla sicurezza delle barriere fonoassorbenti del Ponte Morandi, un filone d’inchiesta sul crollo del ponte.

L’indagine, avviata un anno fa dopo l’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita nell’inchiesta principale legata al crollo del Ponte Morandi, è relativa alle criticità – in termini di sicurezza – delle barriere fonoassorbenti, del tipo integrate modello “Integautos”, montate sulla rete autostradale.

L’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita, le indagini tecniche effettuate, l’assunzione di varie testimonianze hanno portato a raccogliere numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova in capo alle persone colpite dalla misura, in ordine alla consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese). In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti.

Secondo gli inquirenti, c’è stata una volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi, e quindi una frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato) e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione – obbligatoria – all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).

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