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Cronaca

Profughi, apre nuovo hub ma è già emergenza

Nel 2016 la maggior parte delle persone non sarà più "di transito" per colpa delle frontiere ormai chiuse con il Nord Europa

Sono appena iniziati gli arrivi di profughi e migranti previsti per il 2016, ma la città di Milano è già di fatto in emergenza. E se da una parte è stato inaugurato l'hub di via Sammartini 120, che sostituisce quello - ormai chiuso - di via Tonale, dall'altra parte si cerca il modo di fronteggiare una situazione parzialmente diversa da quella del 2015.

Con le frontiere europee chiuse o comunque molto più complicate da attraversare, i migranti oggi non possono più essere considerati prevalentemente di passaggio. Lo ha detto, a chiare lettere, l'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino: «In passato era diverso, oggi l'86% dei profughi che stiamo accogliendo non lascia più la ctità». Inevitabile il grido d'allarme, se possibile ancor più amplificato che nel 2015. «Milano non può fare più di quello che sta facendo», spiega Majorino.

E se le cifre di comune e prefettura sono diverse (Majorino parla di 2.300 immigrati ospitati a Milano, corso Monforte ne calcola 1.700), che la situazione sia emergenziale è un dato di fatto. La prefettura sta cercando in tutti i modi di collocare qualche centinaio di richiedenti asilo in grandi strutture fuori Milano, ma finora tutti i tentativi sono stati accompagnati da proteste talmente forti (e, diciamolo, un po' strumentali in certi accenti) da dover fare un passo indietro.

E' accaduto per la proposta di utilizzare i container del campo base di Expo: subito levata di scudi, anche calvalcando l'ambiguità visto che si sta(va) parlando non del sito espositivo ma di un luogo completamente separato, seppur nella stessa zona. E poi il Falcon Residence di Pero: in questo caso, la prefettura ha dovuto constatare che si trattava di una pessima idea per via delle (pessime, appunto) condizioni della parte di residence che avrebbe ospitato i profughi. Ma anche in quel caso c'erano state proteste.

Il clima da campagna elettorale (a Milano si vota il 5 giugno per sindaco, consiglio comunale, presidenti di municipio e consigli municipali, con ballottaggio due settimane dopo) non aiuta di certo. Le parti politiche cercano di tirare anche l'acqua ognuno al proprio mulino. Così Giuseppe Sala (candidato a sindaco del centrosinistra) vorrebbe un maggiore impegno dalla regione e dal governo, ma Simona Bordonali (assessore regionale alla sicurezza) ribatte che il Pirellone fa già qualcosa: garantisce le cure mediche ai richiedenti asilo. Sarebbe un obbligo di legge, prima che un buon gesto, ma Bordonali sottolinea che, per questa "prestazione", lo stato deve alla regione circa 150 milioni di euro, che però probabilmente non afferiscono soltanto alla spesa per i richiedenti asilo.

Dal centrodestra anche altre critiche. Come quella di Riccardo De Corato (che è capolista di Fratelli d'Italia alle elezioni), secondo cui il comune discrimina gli italiani. «Majorino - afferma l'ex vice sindaco - dovrebbe aprire un hub anche per i milanesi a reddito zero, che dormono in strada». Ovviamente accogliere in un centro le persone che richiedono asilo politico è un obbligo di legge, previsto dalla "Bossi-Fini", la normativa in vigore sull'immigrazione. Anche perché la stessa normativa prevede che, per i primi sei mesi di permanenza in Italia, i richiedenti asilo non possono assolutamente lavorare.

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