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Cronaca Segrate / Via Monviso

Due omicidi e un suicidio tra Milano e Bergamo: il dramma dei Magrì e degli Orifici

I dettagli degli omicidi di giovedì 3 aprile tra Segrate (Milano) e Bottanuco (Bergamo)

Mancavano tre pallottole nel caricatore della Ruger 7,65 regolarmente detenuta da Domenico Magrì, l'imprenditore edile che giovedì mattina ha preso la decisione di uccidere il suo socio decennale, Carmelo Orifici, la propria moglie da tempo gravemente malata, Maria Artale, e come ultimo gesto di disperazione, sé stesso. Tre, come i colpi che gli sono stati necessari per eseguire il suo piano di morte, il progetto finale per lui che in vita di progetti ne aveva costruiti tanti. A cominciare dalla propria numerosa famiglia. 

Nato a Catania nel '32, Magrì aveva fatto la sua fortuna come imprenditore costruttore in Lombardia. Con la moglie, siciliana come lui e sua coetanea, aveva avuto quattro figli e una vita serena, nonostante negli ultimi anni la donna fosse stata costretta da un ictus a stare su una sedia a rotelle. Anche la collaborazione con Orifici, 68enne originario del messinese e fratello dell'ex sindaco di Segrate, Achille, durava da tempi remoti. Insieme avevano costruito tanto ma dopo anni di società e una vita di lavoro - secondo quanto raccontato dagli investigatori dei carabinieri della compagnia di San Donato, guidati dal capitano Mario Colicchio - Magrì, visti i suoi 82 anni compiuti e considerando la malattia della consorte, aveva deciso di smettere. Vendere le quote societarie, liberarsene per riposare dopo più di mezzo secolo di 'fatiche'.

Qualcosa però, ipotizzano gli inquirenti, non era andato per come previsto. Dopo la sua decisione erano nate diverse beghe con il socio, non si trovava l'accordo economico e i rapporti non erano più sereni. Ma nessuno dei congiunti si sarebbe aspettato un epilogo tanto tragico. Parenti e amici, tutti, sono rimasti spiazzati dal dramma che si è consumato pochi minuti dopo le 10 in un parcheggio di via Monviso, a Rovagnasco, frazione di Segrate (Milano).

A quell'ora Magrì e Orifici avevano un appuntamento per parlare della questione ma qualcosa è andato storto. Non ci sono testimoni, l'unica certezza è il colpo mortale sulla nuca del 68enne, sposato e padre di quattro figli anche lui. Sarà uno di loro, Antonio, 39 anni, a trovare il corpo del padre qualche minuto dopo. Doveva partecipare all'incontro ma era arrivato in ritardo per un contrattempo nel cantiere aziendale. E' lui ha chiamare i soccorsi e ad avvertire i carabinieri ai quali racconta tutto quello che sa di Magrì: auto, una Nissan Qashqai, e indirizzo, via Massimo Kolbe a Cerro di Bottanuco (Bergamo).

I militari della compagnia di Treviglio si precipitano a cercare l'uomo nella sua villetta, all'esterno trovano la colf in lacrime. La donna racconta che poco dopo le 11 l'uomo è arrivato nell'abitazione e con una scusa l'aveva mandata a fare una commissione e poi, al suo rientro, aveva trovato i due cadaveri. La moglie era sulla poltrona, una pallottola le aveva perforato la fronte. A terra, con accanto la sua Ruger, Magrì. L'uomo, con un proiettile sulla tempia si era punito per aver ucciso in meno di un'ora i suoi due grandi partner.

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