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Cronaca Affori / Via Ippocrate

Giovane appassionato d'auto ucciso per una lite con la 'mala': omicidio risolto dopo 25 anni

La vittima, Carmine Carratù, venne uccisa con 13 colpi d'arma da fuoco in zona Comasina

Descritto dai tutti conoscenti dell'epoca come un bravo ragazzo, appassionato d'auto e determinato, al punto da prendersela con i titolari di una concessionaria in via Varesina colpevoli di aver concesso in uso un'auto a lui intestata ad un altra persona, senza la sua autorizzazione, motivo per il quale aveva ricevuto diverse multe per infrazioni stradali. Dalle prime beghe, cominciate nel gennaio del 1992, le cose sono velocemente precipitate, fino all'epilogo il 17 febbraio di quell'anno: quando, in via Ippocrate, da due auto gli sparano con una pistola Sig Sauer e con un revolver Colt ben 13 colpi, proprio davanti alla sua amata sportiva, una Volkswagen Golf.

Omicidio del '92 a Milano: foto

Carmine Carratù aveva 23 anni, ed una vita davanti. Da subito, gli investigatori d'allora pensarono ad uno scambio di persona con il fratello, lui sì in affari poco limpidi ma si trattò di una vendetta della 'mala' proprio contro il giovane: carrozziere residente a Milano ma originario di Salerno. A fare luce sull'omicidio, ben 25 anni dopo, sono i carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Milano. Ad aprire il fuoco sarebbero stati Domenico Branca, 59 anni, boss della zona attorno a piazza Prealpi oggi in carcere con due ergastoli e un altro capo, morto nel novembre del 2012.

Il cold case si è risolto grazie all'indagine contro la 'ndrangheta 'Rinnovamento', cominciata nel 2005, che nel 2014 portò ad una sessantina d'arresti. Il collaboratore di giustizia Vittorio Foschini, durante le investigazioni, fece riferimento all'agguato di Carratù. Così l'omicidio - per il quale non c'è prescrizione - venne 'riaperto'.

La vicenda, stando alla ricostruzione dei detective di via Moscova, comincia nel 1987. Quell'anno, Carratù acquista una prima Golf presso la concessionaria Fidauto gestita da due fratelli, che per i pm sarebbero i prestanome del boss Branca. Dopo un incidente con l'auto, il 23enne la restituisce alla concessionaria e ne acquista un'altra. Col tempo, i titolari sistemano la vettura e la concedono in uso per un periodo a qualcun'altro, senza fare il passaggio di proprietà, per cui le contravvenzioni arrivano tutte a Carratù che decide di affrontarli. La controversia degenera nel gennaio del '92. Il 14 di quel mese - come testimoniato anche dai vigili del fuoco - venne data a fuoco la Golf del ragazzo, quella delle multe, ancora dentro la concessionaria. Il 31 gennaio, poi un altro incendio doloso distrugge quattro auto sempre nel negozio di via Varesina, tra le vetture c'è anche quella del fratello di Michele.

Lo sgarro - il cui indiziato unico per i gestori è Carratù - viene vendicato 17 giorni più in là, dopo aver avuto il consenso da parte di tutti i boss della zona di Quarto Oggiaro e Comasina. Il 23enne muore sul colpo: nella sua agendina aveva un disegno con la sagoma della sua Golf mentre in tasca, dentro al portafogli, ironia del destino, conservava il bigliettino della concessionaria con il nome e il numero di telefono dell'automobilista responsabile delle multe da cui era iniziata la sua fine.

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