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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Uccise il farmacista con il cianuro: condannato a 20 anni

L'uomo servì al farmacista, che gli prestava denaro, un aperitivo al cianuro. Il pm aveva chiesto l'ergastolo

E' stato condannato a venti anni di reclusione l'imprenditore Gianfranco Bona, accusato di aver ucciso il farmacista Luigi Fontana nell'aprile 2012 avvelenandolo con un Crodino al cianuro. Per l'imputato il pm aveva chiesto l'ergastolo. Il gup di Milano Luigi Gargiulo ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione e quella dell'uso del veleno ma ha escluso quella dei motivi abietti e futili. D'altra parte ha concesso le attenuanti generiche, che vanno quindi a elidere gli effetti delle due aggravanti riconosciute.

Lo stesso pm in requisitoria aveva spiegato che l'imprenditore riceveva "prestiti ad usura" dalla vittima.

Fontana, 64 anni, sposato con due figlie, titolare di una farmacia in via delle Forze Armate a Milano, era morto il 15 aprile 2012 dopo essere stato ricoverato a causa dell' avvelenamento da parte di Bona - 51 anni, titolare di una piccola azienda di trasporti e suo amico - alcuni giorni prima, il 2 aprile. Bona era accusato anche del tentato omicidio di Francesco Bruno, magazziniere che lavorava per il farmacista. Quel giorno, infatti, all'ora dell'aperitivo l'imprenditore portò in farmacia un crodino per Fontana e un caffè per Bruno, mettendo cianuro in tutte e due le bevande, ma il magazziniere si accorse subito che qualcosa non andava e riuscì a salvarsi.

Nel processo con rito abbreviato (e quindi con lo sconto di un terzo sulla pena), l'imprenditore, che ha chiesto che il procedimento fosse aperto al pubblico, aveva spiegato che il farmacista "mi aveva prestato soldi con tassi usurari, io non riuscivo a restituirli e lui mi ha minacciato dicendomi 'ti veniamo a prendere a casa'". Il pm nella requisitoria aveva spiegato che sì c'era un "rapporto usurario" tra la vittima e Bona, ma che la versione dell'imprenditore non é totalmente credibile perché non si sa, ad esempio, che cosa facesse dei soldi presi in prestito, "dato che non li metteva nell'azienda in crisi".

L'avvocato Daniele Melegari, che rappresenta con il legale Nadia Alecci i familiari della vittima, aveva affermato in udienza che Bona ha cercato in tutti i modi di "calunniare e diffamare una persona che ha già ucciso". E ha presentato una "memoria difensiva in cui si è puntato solo a screditare e diffamare Fontana, mentre nessuna parola chiara è arrivata da lui su questi presunti prestiti ad usura".

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