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Cronaca Cernusco sul Naviglio

Omicidio di Gabriella Fabbiano: arrestati il compagno e un amico di lui

L'uomo, dopo avere negato per giorni, ha ammesso, ma il suo racconto non convince ancora gli investigatori

Ad uccidere Gabriella Fabbiano, 43enne di Cernusco sul Naviglio, è stato dunque l'attuale compagno, il netturbino Mario Marcone, 52enne, che lavora a Cernusco ma vive a Pioltello. Gli investigatori, pochissimo dopo il ritrovamento del corpo, hanno intuito che l'uomo fosse coinvolto, ma c'è voluto qualche giorno d'indagine per chiudere realmente il cerchio e, soprattutto, individuare chi lo avesse aiutato ad occultare il cadavere, trovato in una cava abbandonata, avvolto in un cellophane con tre grosse pietre del peso totale di una settantina di chili.

Cadavere in una cava a Cernusco

I carabinieri della stazione di Cernusco riconoscono immediatamente il volto della donna, che pure è senza documenti, nel pomeriggio del 5 dicembre, al ritrovamento. E non v'è alcun dubbio che si tratti di omicidio. Le indagini si indirizzano verso la cerchia delle conoscenze della 43enne, ed in particolare sul compagno, la cui casa viene perquisita quella stessa notte: tra le altre cose, si trovano frammenti di una fune da persiana compatibili con le corde avvolte attorno al telo. Marcone, però, smentisce una vera e propria relazione sentimentale con lei e anzi afferma che, da circa una settimana, è come "scomparsa dalla circolazione", tanto che lui stesso la sta cercando.

Le indagini non si fermano. A Cernusco vengono ascoltate circa cinquanta persone. Una di queste persone racconta ai carabinieri che, poco tempo prima, Marcone gli aveva chiesto un "cilindretto metallico" e, alla domanda sullo scopo di questa richiesta, aveva replicato: «Mi serve come silenziatore di una pistola». Ad altre due persone, poi, aveva direttamente mostrato un'arma da fuoco. Un dettaglio che diventa inquietante quando, dall'autopsia sul corpo di Gabriella, si scopre che la donna è stata uccisa con un colpo di pistola alla testa. 

Ce n'è abbastanza per mettere Marcone sotto indagine, anche se lui continua a negare. E si difende anche in televisione: «Siamo dispiaciuti che la stampa abbia dato molto peso al suo racconto, a volte senza mettere contrappunti per evitare che passasse il solito stereotipo della donna libera che 'se la sarebbe cercata'», afferma ora il pm Francesco Cajani, titolare dell'indagine con Alberto Nobili. I carabinieri, incuranti della versione difensiva e autoassolutoria, proseguono le indagini. Devono soprattutto scoprire chi abbia aiutato l'assassino quantomeno a disfarsi del cadavere, dato il peso (anche delle pietre legate ad esso). 

Così approfondiscono la vita privata del netturbino, che lavora a Liscate per conto della Sangalli e che frequenta soprattutto il 60enne Fabrizio Antonazzo, con qualche precedente: i due sono entrambi originari della Puglia, si conoscono da molto tempo. Intanto il Ris di Parma inizia gli accertamenti e trova tracce di sangue nell'auto e in casa di Marcone. E' la svolta: l'uomo capisce che non può più negare l'evidenza e - interrogato - ammette la sua responsabilità.

Ma la sua versione non convince comunque. Marcone spiega che, la sera del 29 novembre, Gabriella è andata a trovarlo a casa, sulla Padana Superiore a Pioltello, armata. Lui, in camera da letto, si è visto puntata la pistola: ha cercato di disarmare la donna, ne è nata una colluttazione, un colpo è partito per sbaglio. Un racconto che non collima con le risultanze (Marcone, spiegavamo sopra, ha mostrato una pistola a conoscenti). Un racconto che non collima con ciò che è successo dopo: perché, se si è trattato di un incidente, aspettare vari giorni e poi nascondere il corpo anziché dichiarare subito quant'era accaduto?

Il netturbino, comunque, spiega che nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, insieme ad Antonazzo, ha avvolto il cadavere di Gabriella nel telo e poi l'ha gettato nella cava. Antonazzo, secondo gli investigatori, avrebbe aiutato Marcone per puro sentimento d'amicizia e solidarietà con il suo antico conoscente, nulla di più. Il "vero" movente di Marcone sarebbe comunque riconducibile al rapporto tra lui e la donna: forse gelosia, forse altro. Le indagini lo diranno. 

Intanto i due uomini sono stati fermati e ora li interrogherà il gip. Marcone risponde di omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e occultamento di cadavere. Antonazzo risponde di concorso in porto abusivo di arma da fuoco, concorso nell'occultamento del cadavere e favoreggiamento.

IL VIDEO
IL PRECEDENTE DI MARCONE
LA COINCIDENZA: DUE ANNI FA NELLA STESSA CAVA...

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