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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

«Sono stata zitta, anche se sapevo che mio padre aveva ucciso mamma»

"Per un anno non ho detto nulla a mio padre, pur sapendo che lui e gli altri avevano ucciso mia madre, cercavo di autoconvincermi che non era andata così": questa l'agghiacciante testimonianza di Denise Garofalo, nel processo contro il padre

"Per un anno non ho detto nulla a mio padre, pur sapendo che lui e gli altri avevano ucciso mia madre, cercavo di autoconvincermi che non era andata così, anche se sapevo che quella era stata la sua inevitabile fine".

Con queste parole e con una voce da ragazza, ma decisa e sicura, Denise, la figlia di Lea Garofalo - la donna calabrese che venne sciolta in 50 chili di acido dall'ex compagno, un affiliato alla 'ndrangheta - ha testimoniato davanti ai giudici della prima Corte D'Assise di Milano, dietro un paravento e a pochi metri dal padre, chiuso nella gabbia degli imputati. Denise, 19 anni, si è costituita parte civile nel processo a carico del padre, Carlo Cosco, e di altre 5 persone, ritenute vicine a una cosca della 'ndrangheta del Crotonese e tutte imputate a vario titolo per il sequestro e l'omicidio della donna, avvenuto a Milano.

La donna, stando alle indagini, sarebbe stata uccisa come punizione per la sua collaborazione con la giustizia su fatti che riguardavano l'ex compagno e il suo clan. Davanti ai giudici, la ragazza ha ripercorso tutta la vita passata a fianco alla madre, "una donna sola e solitaria, proprio per le scelte che aveva fatto, con cui avevo uno stretto legame, come tra amiche". Ha raccontato degli anni passati, tra il 2002 e il 2008, saltando da una città all'altra all'interno del "programma provvisorio di protezione", a cui poi la donna rinunciò perché non si sentiva comunque tutelata, cercando di riallacciare i rapporti con l'ex compagno per "salvaguardare la vita della figlia e la sua". Poi la giovane ha descritto quella sera a Milano, il 24 novembre 2009 (gli arresti sono dell'ottobre 2010), in cui "l'hanno fatta sparire".

Anche la ragazza era a Milano quel giorno e la madre non arrivò mai alla cena a casa dei parenti del padre. "Io aveva capito, ma a mio padre non gliel'ho fatto capire", ha detto la ragazza, sempre con decisione. "Sono stata un anno con loro, ho giocato con i loro figli, pur sapendo che avevano ucciso mia madre". Intanto, però, i carabinieri riempivano i verbali con i suoi racconti e gli inquirenti indagavano. E quando il pm Marcello Tatangelo le ha chiesto perché non avesse mai detto nulla a suo padre, lei le ha risposto: "Dovevo fare la stessa fine di mia madre?" (ansa).

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