Omicidio Mannisi: voleva vendere droga nella loro zona, arrestati i killer
Nove persone sono finite in manette, alcuni perché direttamente reponsabili dell'omicidio, altri per questioni legate al contesto criminale
Il corpo senza vita di Pietro Mannisi, venne ritrovato da una coppia di passanti, pochi minuti dopo la mezzanotte di domenica 23 febbraio, all'interno di una Fiat 500 posteggiata in una strada isolata nei pressi della stazione di Lambrate di Milano, via Caduti di Marcinelle. Fin da subito, per i militari dei carabinieri che iniziarono a indagare sul caso, fu chiaro che l'omicidio fosse maturato all'interno di un contesto criminale legato al traffico di stupefacenti di cui, era noto, il 62enne, pregiudicato di Sesto San Giovanni, faceva parte.
Meno di quattro mesi dopo, il Nucleo investigativo dei carabinieri ha portato a termine una complessa indagine che si è conclusa con l'arresto di nove persone, quattro delle quali condotte in carcere per omicidio: Kurtulaj Alfred (detto Frank, Frenk o Fred), albanese di 28 anni, Bercaj Besar, albanese di 30, Di Emilio Wladimiro, italiano di 38 e Chajar El Mehdi (detto Milo, Milu o Milù), marocchino di 28. Gli altri cinque arrestati invece farebbero parte della rete criminale nella quale l'efferato omicidio si è sviluppato e sono due italiani, due albanesi ed un romeno. I reati contestati sono il traffico illecito di sostanze stupefacenti, la detenzione e porto abusivo d’armi (sono stati sequestrati sei fucili) e la ricettazione.
A Mannisi quella sera venne preparata una trappola perché - anche se si tratta ancora di un'ipotesi investigativa - aveva cercato di inserirsi nel mercato della droga in una zona, quella tra Sesto San Giovanni, Segrate e Lambrate, già occupata dagli albanesi, in particolare da Kurtulaj (Frank) che - secondo la ricostruzione dei carabinieri - sarebbe a tutti gli effetti un 'grossista' di stupefacenti.
Zio Pietro, come veniva chiamato Mannisi, stava cercando di piazzare un chilo di cocaina appena acquistata in provincia di Alessandria per 40mila euro. La droga venne offerta a Chajar (Milù) ma questi si rifiutò per non fare uno sgarro al suo temutissimo rifornitore: Frank, l'albanese. In zona Lambrate, Milù gestiva infatti una florida rete di pusher al dettaglio, in grado di rifornire anche 100 clienti al giorno, per un introito di 7mila euro.
Per cercare di aprirsi un varco - secondo la ricostruzione dei detective - alla mezzanotte tra sabato e domenica, grazie alla intermediazione di Di Emilio e Milù, Mannisi doveva incontrare la coppia di albanesi per dirimere la questione in modo apparentemente 'amichevole'.
All'incontro, Zio Pietro arriva con la sua 500 seguito dai due albanesi a bordo di un'Audi A3, come immortalato pochi metri prima da una telecamera di un'area di servizio. Appena fermano le auto in via Caduti da Marcinelle, dall'Audi scendono armati: Zio Pietro, non fa in tempo a ripartire che quattro colpi di pistola semiautomatica 7,65 perforano lo sportello, il parabrezza e la sua testa mortalmente. Prima di risalire in auto, i due killer rubano il cellulare di Mannisi e se ne vanno convinti di aver cancellato ogni loro collegamento con l'omicidio, convinzione che rimane fino al 10 giugno, quando ad uno ad uno sono finiti nelle mani della giustizia.