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Cronaca Rho

Tunde, uccisa dall'uomo che la chiamava ancora tesoro

Preso il presunto killer della 25enne trovata morta a Rho: è il suo ex

Sul cellulare, nonostante da quasi due mesi ormai non stessero più insieme, il suo numero lo aveva ancora salvato come "Sweetheart", tesoro. E proprio da quel cellulare, per settimane, l'ha cercata di continuo, anche trenta volte al giorno. Messaggi, telefonate, richieste di incontri per provare a convincere lei, il suo tesoro, a tornare insieme. Poi, d'improvviso, quello stesso cellulare è diventato praticamente muto, silenzioso. Un dettaglio che, secondo gli investigatori, può significare soltanto una cosa: che è lui l'assassino. 

George Kyeremeh - 34 anni, ghanese, in Italia dal 2017 e residente a Novara - è stato arrestato venerdì mattina dai carabinieri con l'accusa di furto e omicidio volontario perché ritenuto il killer di Tunde Blessing, la 25enne nigeriana trovata morta il 12 maggio mattina tra i cespugli di una stradina sterrata a Mazzo di Rho, dove la vittima si prostituiva. 

L'allarme era scattato quando una donna che stava portando a spasso il cane aveva notato il cadavere. I militari del nucleo investigativo, guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo, avevano trovato nella borsetta della 25enne una tessera sanitaria - mentre mancavano i cellulari - ed erano risaliti a Tunde Blessing. Ma soprattutto a una denuncia di scomparsa presentata il 7 maggio mattina a Novara dalla coinquilina della vittima. 

Video | L'incontro tra la vittima e il killer

Così, i carabinieri hanno cercato di andare indietro nel tempo e una grande mano è arrivata dalle telecamere di un'azienda vicina. Il 3 maggio mattina - giorno in cui si erano praticamente perse le tracce di Tunde -, l'occhio elettronico aveva inquadrato la ragazza arrivare a Mazzo di Rho, prendere la sua sedia, sistemarsi nel campo e poi incontrare un cliente. Nel primo pomeriggio, verso le 14, era arrivato un secondo uomo: i due avevano parlato per una mezz'oretta, poi erano spariti verso l'area boschiva ed entrambi non erano mai più riapparsi nelle immagini. 

Proprio in quel momento, stando alle ricostruzioni degli investigatori, sarebbe avvenuto l'omicidio. E quello ripreso nelle immagini - e l'inchiesta non ha dubbi - sarebbe proprio George Kyeremeh, che con Tunde era stato fidanzato per tre mesi prima che la relazione si interrompesse un mese prima della morte della giovane. 

Stando a quanto hanno accertato i militari, le liti e le discussioni tra i due erano praticamente all'ordine del giorno e in più di una occasione lui sarebbe stato violento con lei. Tanto che il papà di Tunde non vedeva di buon occhio la relazione, sembrerebbe anche perché non voleva che sua figlia stesse con un ghanese. Quando si erano lasciati, però, il 34enne non si era arreso e aveva cercato con insistenza di riallacciare i rapporti. Almeno fino al 3 maggio. 

Da quel momento, che secondo gli investigatori è il momento dell'omicidio, il cellulare di George non ha infatti mai più cercato quello della 24enne. Il motivo? Per i militari sapeva che lei era morta, nonostante quando fosse stato ascoltato un paio di giorni dopo il ritrovamento del cadavere avesse detto di non sapere nulla e avesse anche negato di essere andato a Mazzo di Rho la mattina del 3 maggio, senza sapere però di essere stato inquadrato dalle telecamere. 

E sempre dai cellulari è arrivata un'altra tessera fondamentale per ricostruire il puzzle. Le celle telefoniche hanno infatti certificato che quello di Tunde, la sera del 3 maggio, si era spostato insieme a quello del presunto assassino fino a Novara, dove vivevano entrambi, ma lei non era presente, né in stazione, né sul treno verso il Piemonte. Perché - e militari e inquirenti ne sono certi - lei era già stata uccisa e lui aveva portato via il suo telefono con sé. 

L'ultima svolta è arrivata quando l'autopsia ha certificato che la morte era avvenuta per asfissia meccanica - la vittima aveva un elastico e le trecce della parrucca strette attorno al collo -, ipotizzando l'intervento di una seconda persona. A quel punto, tutti gli indizi hanno portato a George, che è regolare in Italia, ha una figlia in Ghana e lavora per un'impresa milanese che si occupa di pulizie. 

Venerdì mattina i militari sono andati a Novara e appena è uscito di casa lo hanno arrestato, senza che lui - quasi rassegnato - opponesse resistenza. A casa sua, nascosto in una valigia, i carabinieri hanno trovato il cellulare della vittima. Mentre sul telefono di lui il numero di Tunde era ancora registrato sotto il nome di "Sweetheart". 
 

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