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Omicidi Senago / Via Novella Agostino

Le ricerche in rete, il corpo tenuto in casa: così Alessandro ha pianificato come ammazzare Giulia

Alessandro Impagnatiello, il 30enne arrestato per aver ammazzato la compagna, incinta al settimo mese, aveva premeditato l'omicidio. Il racconto

La vita di Giulia è finita verso le 18 di sabato 27 maggio. È finita quando il suo fidanzato - Alessandro Impagnatiello, barman 30enne dell'Armani bamboo bar - ha scoperto che lei stava parlando con l'altra donna: con quella ragazza 23enne che da quasi un anno era, anche lei, la sua fidanzata in una vita parallela sconosciuta a entrambe. In quell'istante, Alessando ha deciso che Giulia doveva morire. Ha deciso che doveva ucciderla. 

Così, stando a quanto ricostruito dai carabinieri che lo hanno fermato con le accuse di omicidio premeditato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere, ha iniziato a fare delle folli ricerche in rete su come far sparire un cadavere, su come non lasciare tracce dopo un omicidio. L'omicidio doveva essere - sarà - quello di Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese, che a breve gli avrebbe dato un figlio. Appena la ragazza è tornata nell'appartamento di via Novella a Senago, che la coppia condivideva, è scattata la violenza. 

Il test del Dna (finto), l'altra donna, gli sms strani: la doppia vita di Alessandro

Forse una lite per quella scoperta incredibile fatta dalla vittima - che aveva appena parlato con "l'amante" del compagno, anche lei rimasta incinta a gennaio prima di abortire -, poi le coltellate e lo sfregio del cadavere. Il corpo di Giulia, probabilmente uccisa da due fendenti alla gola, è rimasto in quella casa per ore. Il presunto assassino, che poi domenica pomeriggio aveva denunciato la scomparsa della compagna, lo avrebbe tenuto nella vasca da bagno e avrebbe cercato di bruciarlo, senza riuscirci. Poi avrebbe spostato il cadavere in cantina e in un box, cercando nuovamente di distruggerlo. Quindi poche ore prima del ritrovamento, avvenuto giovedì notte, lo avrebbe spostato in un'intercapedine tra alcuni garage e un palazzo poco distante. 

"Non abbiamo davanti solo un assassino, ma un assassino che ha ucciso una persona che diceva di amare e che portava in grembo il figlio che stava per nascere. E non solo non ha esitato a ucciderla, ma si è accanito su questo corpo tentato di disfarsene bruciandolo", ha ricostruito il comandante provinciale dei carabinieri Iacopo Mannucci Benincasa. "Non si può parlare solo di un assassino", ha ribadito. La svolta nell'inchiesta, coordinata dai pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo, è arrivata nella notte tra mercoledì e giovedì. 

"Baby dove sei": i messaggi di Alessandro a Giulia, dopo averla uccisa

I carabinieri della compagnia di Rho e del nucleo investigativo, guidati da Antonio Coppola, avevano ormai stretto il cerchio attorno ad Alessandro. In mattinata avevano passato al setaccio la sua auto - un suv T Roc -, poi nel pomeriggio i cellulari, il computer e il cloud, da dove sono saltate fuori le ricerche fatte in rete. A sera ormai inoltrata sono partite le verifiche nelle aree comuni del condominio di via Novella, con il luminol che ha evidenziato tante, tantissime, tracce di sangue dalle scale che dal secondo piano, dove la coppia viveva, portano ai box. Poche ore dopo, convocato in caserma per la firma dell'atto di sequestro dell'appartamento, il barman è crollato. 

"L'ho uccisa io, voglio confessare", ha detto. Ed è poi stato lui stesso a far trovare il corpo della vittima, uccisa tra le 19 e le 20.30 di sabato sera, subito dopo l'incontro con l'altra fidanzata del suo killer. “Prima che lei tornasse, lui aveva già deciso di ucciderla e aveva già cercato come liberarsi del corpo", ha assicurato il pubblico ministero, Alessia Menegazzo. Ma il killer, perfettamente lucido, ha fatto di più: ha anche inviato alcuni messaggi dal telefono di Giulia, così da far credere che fosse ancora viva. "Era sicuro di sé", racconta uno degli investigatori che ha interrogato il presunto assassino. "Ha fatto la sua parte", ha recitato tanto da denunciare la scomparsa della fidanzata, chiedendo ai carabinieri di ritrovarla. E sapendo di averla già ammazzata. 
 

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