L'arma, le coltellate e i 'segni' sul cadavere: tutti i misteri ancora aperti sull'omicidio di Giulia
Attesa per l'autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, prevista per venerdì. Martedì sequestrati in casa i coltelli: quanti ne ha usati Impagnatiello? Quanti fendenti ha ricevuto la vittima e in quale momento lui si è liberato del corpo?
La verità dal corpo. E dagli esami tecnico scientifici che saranno completati nei prossimi giorni. Restano ancora alcuni misteri aperti sull'omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne agente immobiliare incinta al settimo mese di gravidanza ammazzata il 27 maggio sera a Senago dal suo fidanzato, il 30enne Alessandro Impagnatiello - barman all'Armani bamboo bar -, che ha confessato di aver ucciso la compagna dopo che lei aveva scoperto la sua doppia vita con un'altra ragazza, una collega 23enne. Il prossimo passo delle indagini, che hanno poi portato al fermo del killer reo confesso, è fissato per venerdì, quando - alle 8, all'istituto di medicina legale - sul corpo della vittima verrà eseguito l'esame autoptico. I carabinieri del nucleo investigativo, guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino, attendono dall'ispezione del cadavere alcune risposte a quesiti ancora irrisolti, risposte che saranno necessarie per trovare riscontri al racconto fornito da Impagnatiello ma anche per verificare l'eventuale presenza di complici, al momento non provata ma neanche esclusa.
Il sangue in sala, il neon bruciato nel box: il video dei rilievi in casa
L'esame sul corpo - che è ancora "fasciato" con sacchetti di plastica e pellicola, compresa la testa - dirà per prima cosa quante coltellate ha ricevuto Giulia. L'assassino, nella sua confessione, ha parlato di tre colpi: due alla gola e uno al torace. Ad ora gli unici due visibili sono proprio quelli nella zona del collo, ma non si può essere certi che i fendenti non siano di più. Altro aspetto da approfondire: Impagnatiello ha usato un solo coltello? Confessando, ha ammesso di aver utilizzato un coltellino nero con una lama di sei centimetri, poi lavato col sapone e messo su un ceppo in cucina, che è stato effettivamente trovato e sequestrato, sul forno. Quel ceppo, però, ne contiene sei di lame: il barman 30enne ne ha usate altre?
Quindi, il passaggio forse più importante per il prosieguo delle indagini. Le analisi che saranno effettuate sui segni presenti sul corpo potrebbero permettere di capire per quanto tempo il cadavere della 29enne è stato dietro i box in via Monte Rosa dove poi è stato ritrovato nella notte tra mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno, su indicazione dell'arrestato. Il compagno di Giulia ha sempre spiegato di aver cercato di disfarsi del corpo prima cercando di bruciarlo nella vasca da bagno, poi trascinandolo nel box - dove c'è stato un altro tentativo -, in cantina e ancora nel box. Quindi, alla fine del suo folle piano, lo avrebbe caricato in auto e - soltanto all'alba di mercoledì 31 maggio, poche ore prima del ritrovamento -, lo avrebbe gettato dove è poi stato scoperto. Gli investigatori e gli inquirenti hanno sempre nutrito forti dubbi su questa ricostruzione, ipotizzando che in realtà il cadavere fosse stato messo lì in un momento precedente.
Il veleno per topi e la visita al bar con la mamma: i nuovi dubbi su Alessandro
Capire quando è successo, chiaramente può essere decisivo anche per concentrare le indagini su un tempo e uno spazio precisi, che potrebbero permettere ai carabinieri di stringere il cerchio con più forza attorno a eventuali complici. Complici che al momento non sembrano esserci, anche se alcuni atteggiamenti dei familiari del 30enne alimentano voci e supposizioni. L'attenzione si sta concentrando in particolare su un paio di "visite" in bar e tabacchini che Impagnatiello avrebbe fatto in compagnia della madre un paio di giorni dopo il 28 maggio, quella domenica in cui aveva denunciato la scomparsa della fidanzata, che in realtà era già stata uccisa. I due avrebbero chiesto ai gestori dei locali, che si trovano entrambi a poca distanza da dove è stato scoperto il cadavere, se ci fossero telecamere di videosorveglianza. In quel momento, però, la 29enne era formalmente una persona scomparsa e la madre potrebbe aver semplicemente accompagnato suo figlio a chiedere informazioni per quella che - almeno all'epoca - sembrava una sua ricerca per ritrovare la compagna.
Capitolo rilievi. I controlli degli specialisti della sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri nella casa di via Novella a Senago sono finiti verso le 22 di martedì sera. I riscontri trovati, stando a quanto filtra da via della Moscova, sono positivi, con tracce di sangue isolate sul pavimento della sala, sul muro della stessa sala - dove sarebbe avvenuto l'omicidio - e in cucina, anche se la casa era in perfetto ordine e pulita.
I militari hanno sequestrato all'interno dell'appartamento proprio il ceppo con i coltelli indicato dal killer, una bottiglia di benzina - la stessa che potrebbe aver usato nel tentativo di bruciare il corpo - e del veleno per topi, un ritrovamento sinistro perché giorni prima dell'omicidio il 30enne avrebbe fatto delle ricerche online per verificare gli effetti proprio del veleno sugli esseri umani.
Benzina, coltelli e sangue accanto alle foto: dentro la casa dell'orrore
Nella vasca da bagno sono stati raccolti dei tamponi - che saranno analizzati dai Ris - su un alone che apparentemente potrebbe essere ricollegabile al tentativo di disfarsi del cadavere. "Positività" sono state riscontrate anche nella cantina - dove sono state isolate tracce del passaggio del corpo - e nel box. Nel garage, dove erano custoditi un motorino, un triciclo, e una bicicletta con un sellino per bimbi, c'era infatti un neon con la plastica di copertura sciolta. Sembra chiaro, evidente, che a bruciarlo sia stata proprio la fiammata causata dal carburante con cui il killer ha cercato di ardere il corpo della vittima.