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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il processo / Melzo

Uccide la madre e la fa a pezzi: figlia rischia ergastolo a Milano

Rosa Fabbiano è accusata di omicidio volontario e vilipendio di cadavere

Non sopportava più il decadimento dell'anziana madre e quindi avrebbe deciso di ucciderla, farla a pezzi e nasconderla alla sorella e al resto della famiglia per due mesi. Rosa Fabbiano, 59 anni, è stata mandata a processo, con prima udienza fissata per il 29 maggio davanti alla Corte d'Assise di Milano. È accusata di omicidio volontario e vilipendio di cadavere aggravato (reati in ipotesi da ergastolo).

La donne era finita in carcere a fine maggio 2022 per aver ucciso Lucia Cipriano, 84 anni. Il cadavere è stato trovato l 26 maggio, dopo circa due mesi dal decesso. Il corpo era stato sezionato dalla figlia, secondo l'accusa, nella vasca da bagno dell'abitazione dell'anziana a Melzo, nel Milanese. Adesso il gup di Milano Domenico Santoro ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Elisa Calanducci nell'inchiesta dei carabinieri. 

L'omicidio della madre e il cadavere nella vasca

I dettagli dell'omicidio sono da film horror. Fabbiano avrebbe ucciso la madre, affetta da un principio di demenza e di non facile gestione, "facendola prima adagiare all'interno della vasca da bagno e dopo coprendola con un telo in cellophane, che fissava ai bordi della vasca con del nastro adesivo, in modo da non far passare aria". In seguito ha mutilato il cadavere mantenendolo all’interno della vasca da bagno, sigillata da un telo di cellophane. I carabinieri hanno trovato guanti in lattice, segni di bruciatura sui vestiti dell'anziana e, sul bordo della vasca, "una lama per seghetto della lunghezza di 31 cm" e "una sega con lama metallica lunga complessivamente 45 cm".

La scoperta del delitto era avvenuta grazie all'altra figlia della vittima che da Trento era andata a Melzo perché non riusciva a sentire la madre da due mesi. Rosa aveva informato la sorella del “notevole peggioramento delle condizioni psicofisiche” della donna. Il 12 aprile Rosa Fabbiano le aveva riferito di aver portato la madre a casa propria "per poterla accudire più agevolmente", poi via messaggio aveva fatto riferimento l’intenzione di portarla di una struttura dove potesse essere assistita meglio. 

Erano bugie, scuse. Luca Cipriano era morta ormai. Uccisa da sua figlia. Davanti alle richieste di chiarimento della sorella, che si facevano più insistenti, ha parlato dunque evasivamente di una “positività al Covid” della donna, e anche di un ricovero della stessa "presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Melegnano", "la porto a casa da me", "l’abbiamo portata in una Rsa qui vicino, non stare a venire". Incongruenze, senza senso, che hanno convinto la sorella a mettersi in macchina dal Trentino per andare fino alle porte di Milano a verificare come stessero effettivamente le cose. Così si è spalancato un baratro di orrore.

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