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Omicidi

Uccise suocero accusato di abusi sulla nipotina: per la Corte fu "un'esecuzione"

Depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano a maggio ha ridotto da 20 a 18 anni la condanna per Emanuele S.

Uccidendo il suocero accusato di abusi su sua figlia, una bambina di 8 anni, Emanuele S. commise "una vera e propria esecuzione, un atto di giustizia sommaria che, con diverso movente, anche solo con un regolamento di conti fra pregiudicati, avrebbe portato all'ergastolo". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale la Corte d'Appello di Milano ha ridotto da 20 a 18 anni la condanna per l'omicida e da 18 a 12 anni quella per il suo complice.

Nonostante questo, continua la Corte, "l'asprezza" della pena inflitta per gli imputati "può essere mitigata" a entrambi per quanto concerne l'aumento di pena per la continuazione tra i reati, ovvero l'omicidio volontario aggravato e il porto abusivo d'arma. Per il complice dell'omicida i magistrati hanno considerato le attenutanti pur riconoscendo la "piena consapevolezza" delle intenzioni dell'omicida.

Il delitto

Dopo l'omicidio, quando era uscito dalla caserma, ormai in manette, quattro o cinque familiari gli avevano dedicato un applauso per aver ucciso l'ex suocero presunto 'orco'. Poco prima Emanuele S. (36enne con un curriculum criminale ricco di precedenti) era salito sul motorino di un amico e aveva girato per Rozzano a lungo, fino a quando aveva avuto l'occasione di compiere il suo disegno di sangue. 

A morire dopo i quattro colpi esplosi dall'uomo tra il parcheggio del centro commerciale "Il Gigante" e il vicino parchetto era stato Antonio C., 63enne napoletano. Il killer e il suo complice, un 26enne incensurato, erano stati ufficialmente fermati il giorno dopo l'uccisione con le accuse di omicidio volontario aggravato in concorso e porto abusivo di arma da sparo. Poche ore prima, ormai braccati dai carabinieri della compagnia di Corsico, si erano consegnati entrambi.

Ascoltato dal pm e dagli investigatori, l'uomo aveva confessato l'omicidio spiegando di aver ucciso l'ex suocero perché lo riteneva colpevole di alcuni abusi su sua figlia, avuta da una relazione con una delle figlie della vittima. 

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