La trappola sotto le case: spari e bastonate, un morto e due feriti a Sesto
L'agguato lunedì sera in una stradina isolata di Sesto San Giovanni. Morto un 27enne marocchino, con precedenti per droga. Feriti due suoi amici, un marocchino e un libico. Si indaga nel mondo dello spaccio
Sono da poco passate le 23.30. Piove, la strada è buia, la illuminano soltanto i lampeggianti. Due donne arrivano di corsa, una di loro è al telefono, parla in vivavoce. Si avvicina, urla, piange: "Mio fratello, mio fratello sta morendo". I carabinieri cercano di fermarla, provano a tranquillizzarla. È una missione impossibile: "Dov'è Youssef?, dov'è?", ripete. E Youssef è lì, a poco più di duecento metri da lei. È steso sull'asfalto davanti alla porta finestra di un'abitazione. È ormai morto.
Suo fratello - Youssef Saadani, 28 anni da compiere il prossimo 11 novembre - è "caduto" qualche ora prima, verso le 20, in fondo a via Pisa a Sesto San Giovanni in quello che ha tutti i contorni di un raid mirato. Lui e due suoi amici - un 30enne originario della Libia e un 31enne marocchino - sono finiti in una trappola tesa con ogni probabilità da un gruppo rivale. Storie di droga e di spaccio, forse di debiti. I rilievi dei carabinieri della compagnia di Sesto e del nucleo investigativo di Milano, guidato dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, hanno ricostruito quello che per ora sembra il film di un agguato finito in omicidio.
Youssef, i due "soci" e un quarto uomo - l'unico rimasto illeso - arrivano verso le 20 in via Pisa, è molto probabile che abbiano un appuntamento con chi poi farà partire il far west. Imboccano la stradina che porta alla palazzina al civico 439, una vietta tra la boscaglia, isolata, che va verso la tangenziale e il cimitero. Arrivati nel punto in cui il pezzetto di strada gira verso sinistra, si scatena l'inferno. Gli aggressori sorprendono i quattro alle spalle e iniziano a sparare. Sull'asfalto restano almeno quattro bossoli tutti di grosso calibro, di un'arma lunga, e tre o quattro proiettili, quindi colpi andati a vuoto, non esplosi. Il 27enne viene centrato alla spalla, ma il proiettile lo attraversa e passa dal collo. Il giovane cerca di salvarsi, scappa, fugge verso una casetta gialla che si trova alla fine di una sorta di piccolo "corridoio" con due recinzioni ai lati e poi si accascia. I soccorritori del 118, allertati dai residenti, terrorizzati, cercano di rianimarlo e intubarlo, ma è tutto inutile.
Il 30enne e il 31enne vengono raggiunti, ma scampano al loro destino. Il più giovane viene ferito con un colpo di fucile al braccio e finisce al pronto soccorso del San Giuseppe, mentre il più grande viene massacrato a colpi di mazza da baseball e viene ricoverato al San Raffaele. Nessuno di loro è in pericolo di vita. Sono proprio loro - anche se le loro parole vanno vagliate e verificate - a raccontare agli investigatori alcuni dettagli su quello che è accaduto poco prima.
Durante i sopralluoghi, andati avanti fino a tarda notte alla presenza del pm della procura di Monza, Alessandro Pepè, i carabinieri hanno repertato i bossoli e i proiettili, la cui scia si ferma in un punto esatto della strada: segno evidente che effettivamente le vittime potrebbero essere state sorprese alle spalle e poi inseguite fin quando gli aggressori sono scappati a "lavoro" ormai terminato. La fuga sarebbe avvenuta a bordo di due auto: la speranza di chi indaga è che qualche telecamere di videosorveglianza possa aver ripreso la corsa delle vetture. Il morto e i feriti invece sarebbero arrivati in via Pisa a bordo di uno scooter, che è stato trovato sul lato destro della stradina, proprio nel punto in cui sarebbero iniziati gli spari.
Pochi i dubbi di investigatori e inquirenti: l'agguato mortale sarebbe maturato nel mondo dello spaccio, anche perché tutte le vittime hanno precedenti di droga. Resta da capire se l'appuntamento servisse per chiudere un affare o se - come appare più probabile - i due gruppi avessero qualche vecchia disputa da risolvere. Da "lavare" con il sangue.
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