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L'omicdio / Figino / Via Fratelli Zanzottera

Omicidio Boiocchi, si cercano due killer in moto. E il movente nei suoi affari criminali

Indagine a tutto campo della squadra mobile di Milano. Si scandaglia negli affari più recenti del capo ultras dell'Inter. E sui social corrono le lamentele di chi è stato costretto dai leader della curva ad abbandonare gli spalti in segno di lutto

Avrebbe compiuto 70 anni il 30 dicembre, Vittorio Boiocchi. E' stato ucciso in un agguato sotto casa a Figino, un piccolo paese (chiamarlo quartiere è riduttivo) all'estrema periferia ovest di Milano, in via Fratelli Zanzottera 12-14. La sua vita è stata costellata di episodi criminali, da quando aveva poco più di vent'anni. Ne ha trascorsi 26 in carcere, tra rapine, droga, armi e sequestro di persona. Ma era noto soprattutto per essere uno degli storici capi ultras dell'Inter. Sabato sera, poco prima delle otto, è stato freddato con almeno cinque colpi d'arma da fuoco, di cui tre lo hanno raggiunto al collo e al torace. E' andato in arresto cardiaco. L'ambulanza del 118 e un elicottero atterrato in un vicino campo sportivo sono arrivati sul posto. I sanitari lo hanno portato al San Carlo, ma è deceduto durante il trasporto.

Due killer

Si cercano ora due killer in scooter di colore scuro. Sembra ormai accertato che ad agire siano stati in due, anche se va ancora fatta una ricostruzione dettagliata dell'episodio. Chi ha sparato, vestito di scuro e con il volto coperto da un casco, lo ha colpito al collo e al fianco. Poi, con il complice, è fuggito. Secondo i primi accertamenti, i due avrebbero atteso l'arrivo di Boiocchi a casa. Via Zanzottera non avrebbe telecamere di sorveglianza.

Pochi dubbi, invece, sul fatto che si sia trattato di un regolamento di conti. Resta da scoprire a cosa sia legato. Data la storia criminale di Boiocchi, gli investigatori della squadra mobile, coordinati da Marco Calì, indagano su più fronti. Uno di quelli più recenti, stando alle intercettazioni legate all'ultimo arresto, riguarderebbe un eventuale racket dei parcheggi intorno allo stadio. Boiocchi, in una conversazione intercettata, si era vantato di guadagnare 80mila euro al mese tra parcheggi, biglietti delle partite e una somma che ogni settimana gli veniva versata da due paninari. E' presto, però, per asserire con certezza che sia questa la 'pista' giusta.

La curva si svuota (con polemiche)

La notizia della sua morte è arrivata immediatamente alla Curva Nord dell'Inter, piena di tifosi che attendevano il fischio d'inizio di Inter-Sampdoria, al Meazza. Gli ultras del 'secondo anello verde' hanno ritirato gli striscioni e smesso di inneggiare alla loro squadra. Poi, all'intervallo, hanno abbandonato gli spalti in segno di lutto e rispetto. Ma non senza polemiche. Domenica mattina, sui social, non pochi si sono lamentati del modo in cui i leader della 'Nord' hanno invitato tutti ad andarsene dal Meazza. I più riluttanti (magari perché allo stadio con la famiglia o i bambini, o per aver affrontato molte ore di viaggio per Milano) sarebbero stati presi a male parole, e anche a spintoni. Il web si è poi diviso tra chi sostiene che, "se vai in curva, ti adegui alla curva", e chi ribatte che anche andando in curva si ha il sacrosanto diritto di restare, se si vuole restare. Il neo ministro dello sport, Andrea Abodi, domenica ha fatto sapere che chiederà una relazione su quanto avvenuto allo stadio.

Boiocchi, dopo essere stato scarcerato, si era 'ripreso' gli ultras, in quel momento in crisi dopo la morte di Daniele Belardinelli, rimasto ucciso durante gli scontri tra interisti e napoletani in via Novara a dicembre 2018. Una scazzottata tra Boiocchi e un altro capo storico, Franco Caravita, era finita con i due abbracciati in una foto ricordo in ospedale, per dire che andava tutto bene.

La carriera criminale

Dieci le condanne definitive per Boiocchi, tra stupefacenti, armi, sequestro di persona, furto e ricettazione. Dal 1992 aveva trascorso 26 anni in carcere, per uscirne nel 2018. I primi guai negli anni '70 per rapine a mano armata. Negli anni '90 era stato condannato con l'accusa di avere gestito dal punto di vista finanziario un traffico di cocaina ed eroina per conto di un sodalizio di cui erano membri anche i fratelli Fidanzati. Una volta uscito dal carcere aveva ripreso i contatti con esponenti della criminalità organizzata. In particolare, era stato identificato in un bar della zona Fiera insieme a due malavitosi, uno dei quali affiliato alla 'ndrangheta.

Nel 2021, Boiocchi era stato arrestato dopo essere stato sorpreso dalla squadra mobile, con un complice, a bordo di un'auto (rubata) con un'arma clandestina, pettorine della guardia di finanza, uno storditore e due manette. Secondo le successive indagini, i due erano stati assoldati nell'ambito di un'estorsione da due milioni di euro ai danni di un imprenditore milanese.

In una delle ultime intercettazioni che lo riguardavano, raccontava di guadagnare circa 80mila euro al mese con la 'gestione' dei parcheggi intorno allo stadio, ma anche con 700-800 biglietti delle partite e due 'paninari' che gli versavano una somma ad ogni match perché sarebbe stato lui a far loro avere il posto vicino al Meazza. Attualmente Boiocchi era sorvegliato speciale. Tra l'altro non poteva avvicinarsi a meno di due chilometri dal Meazza durante le partite dell'Inter.

L'agguato

Eppure sembra che si trovasse proprio in piazzale dello Sport, all'esterno del lato nord dello stadio, sabato pomeriggio, prima di rincasare a Figino ed essere sorpreso sotto casa nell'agguato mortale. I pochi testimoni (accanto c'è un bar, ed era aperto, ma i clienti erano tutti all'interno) non avrebbero potuto riferire dettagli molto precisi. Il pm Paolo Storari coordina le indagini, affidate alla squadra mobile guidata dal dirigente Marco Calì, ma anche gli altri uffici della questura (la prevenzione generale e la Digos) sono coinvolti nel caso.

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