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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Mesero

Esab: ancora distanti le posizioni, ma si continua a trattare

La Cub fa sapere che le posizioni dei sindacati ed Esab sono “distanti, ma si continua a trattare”. Intanto davanti e sul tetto dello stabilimento continua la protesta degli operai contro la mobilità. Si preparano altre forme di protesta se le trattative in corso dovessero fallire

Le "posizioni sono ancora distanti anni luce ma è intenzione di tutti trattare ad oltranza” ha detto Walter Montagnoli, coordinatore della Cub, riguardo alle trattative in corso al Comune di Mesero tra i vertici della Esab e i sindacati.

Intanto davanti alla fabbrica e sul tetto dello stabilimento prosegue la protesta degli operai contro le procedure di mobilità. Se anche queste trattative non dovessero concludersi positivamente, come quelle di venerdì, gli operai annunciano altre forme di lotta singolari, senza specificare però quali.

Aggiornato alle 14.34 del 7 settembre

E' cominciato questa mattina presso il municipio di Mesero, l’incontro tra i responsabili aziendali della Esab e i rappresentanti sindacali, per sbloccare la situazione: da qualche giorno infatti 6 operai si sono arrampicati sul tetto della fabbrica per protestare contro la mobilità avviata dai vertici della Esab per i suoi 85 operai.

L’incontro è stato convocato dopo le tensioni di venerdì, quando gli operai hanno tentato di bloccare nel suo ufficio l’amministratore delegato della società, dopo le trattative fallite in giornata.

I sindacati dal canto loro chiedono un sostegno economico per gli operai che andranno in cassa integrazione e incentivi per quelli che invece sarebbero propensi ad accettare il prepensionamento. La Esab è intenzionata a trasferire la produzione nei paesi dell’est, per abbassare i costi di manodopera.

Aggiornato alle 11.45 del 7 settembre

Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro di venerdì tra i sindacati e i vertici inglesi della Esab di Mesero. La frustrazione e la rabbia degli operai, che ormai da 5 giorni si trovano sul tetto della fabbrica contro le procedure di mobilità, non si è fatta attendere e la tensione è salita in breve tempo.

Una volta venuti a conoscenza del fatto che la riunione con i vertici aziendali non ha avuto un esito positivo, gli operai hanno deciso di bloccare nel suo ufficio l’amministratore delegato del gruppo Massimo Impavidi: gli uomini chiedevano ovviamente la riapertura delle trattative in tempi molto brevi. E’ stato necessario l’intervento dei carabinieri per placare gli animi e portare fuori dall’edificio senza conseguenze il manager.

Nel frattempo il prefetto Gian Valerio Lombardi, il cui intervento per una mediazione è stata chiesta qualche giorno fa dagli operai, si è detto disponibile ad entrare nella trattativa a patto che “gli operai scendano dal tetto”.

Aggiornato alle 11.00 del 6 settembre


E' passata anche la seconda notte per i sei operai della Esab, che si oppongono all’annunciata procedura di mobilità avviata per gli 85 lavoratori che la società impiega.

Oggi intorno alle 15 dovrebbe svolgersi un incontro tra i vertici della compagnia e una delegazione sindacali.

Intanto davanti all’azienda continua il presidio messo in piedi dai compagni di lavoro e dai sindacalisti, per sostenere la protesta dei loro colleghi sul tetto. Tanta solidarietà nei confronti di questi operai è stata dimostrata sia dalle istituzione che da operai di altre fabbriche: ieri una delegazione della Innse è venuta a consegnare una sua bandiera della protesta di questo agosto.  Anche molti ex dipendenti della Esab tra le file dei sostenitori della protesta.

Aggiornato alle 12.41 del 4 settembre

Gli operai della Esab hanno raccolto oggi la solidarietà dei colleghi dell’Innse, che questa estate hanno combattuto una battaglia importante per la sopravvivenza della loro fabbrica.

Una delegazione di due operai della fabbrica di Lambrate ha consegnato oggi agli omologhi della Esab, da ieri sul tetto della fabbrica contro la mobilità, una bandiera con scritto “Giù le mani dall’Innse”.

Ormai la protesta davanti alla fabbrica di Mesero è organizzata: gli operai sul tetto infatti, hanno montato un gazebo e delle tende per affrontare la notte. Unico problema è il tetto dello stabilimento, tutto fatto di amianto, materiale pericoloso per la salute.

Sulla facciata della fabbrica ha fatto la sua comparsa anche un manichino con un cappio legato al collo e la scritta “il nostro attuale stato”. Al momento a presidiare l’occupazione pacifica del tetto ci sono carabinieri e polizia locale.

Aggiornato alle 17.24 del 3 settembre


Dopo l’agosto caldo della Innse, quando 4 operai si erano arrampicati su un gru per impedire lo smantellamento di alcuni macchinari, ora altri lavoratori del milanese sono sul piede di guerra.

Sei operai della Esab Saldature di Messero sono saliti sul tetto della fabbrica ieri e vi hanno trascorso la notte, per protestare contro la procedura di mobilità attivata per 85 lavoratori dello storico stabilimento.

L’azienda è da tempo al centro di diverse trattative: la proprietaria, l’inglese Charter International, ha rifiutato l’accordo raggiunto in Regione i primi giorni di agosto tra i sindacati di base e le istituzioni locali. Secondo i termini dell’intesa la proprietà si sarebbe dovuta assumere l’impegno di riallocare i 58 dipendenti e di re-industrializzare l’area su cui sorge lo stabilimento. Infine gli inglesi avrebbero dovuto offrire una compensazione agli operai cassaintegrati.

“La proprietà si è limitata a offrire una buonuscita di 35mila euro ai sette lavoratori che hanno accettato volontariamente di lasciare il lavoro. La quota è stata già ridotta a un terzo, ma è un'opzione che non prendiamo in considerazione. Se credono comunque di far fare all'Esab la fine delle filiali di Svezia e Finlandia, relegate a presidi commerciali, giocando sulla pelle dei lavoratori, sbagliano di grosso” dice Walter Montagnoli della Cub.

Intanto dopo la notte trascorsa sul tetto, i 6 operai chiedono ora l’intervento del Prefetto per evitare la chiusura della loro fabbrica: “Vogliamo che si attivi come ha fatto per la Innse, per cercare un imprenditore disposto a rilevare l'azienda” spiegano ai giornalisti.
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