Hanno risposto al dramma con la rabbia e la solidarietà. Hanno “chiuso”, a modo loro, l’azienda in segno di rispetto. E hanno deciso di stare vicini, in tutti modi, alla sua famiglia. 

Gli operai della Franco Tosi di Legnano, teatro venerdì della morte del sessantenne Valentino D’Aloisio, hanno sospeso le attività della fabbrica nel weekend e lunedì hanno scioperato. Ma non solo. Perché gli stessi dipendenti hanno deciso di donare lo stipendio di quattro ore di lavoro alla moglie della vittima. 

L’esempio dei colleghi di Valentino è stato seguito anche dalla proprietà della Tosi, che ha deciso di regalare la stessa somma di denaro alla vedova e ha già fatto sapere di volersi prendere carico delle spese per il funerale. 

Ma quello che chiedono gli operai, più di tutto, è chiarezza su una morte che ha ancora contorni poco chiari. Valentino, infatti, sarebbe morto schiacciato da un bancale di casse metalliche in un reparto che - secondo l’azienda - non era il suo. L’incidente sarebbe avvenuto almeno un paio di ore prima che i colleghi trovassero il corpo ormai senza vita del sessantenne. 

“La morte di un operaio è una tragedia a prescindere, ma in questo caso ci sono diversi elementi che fanno accrescere la rabbia - avevano subito attaccato Cgil, Cisl e Uil -. Sembra incredibile che reparti, materiale, strumenti e macchinari difesi per anni dai lavoratori, anche nelle fasi di grandi difficoltà, diventino luogo di fatti come questo”. 

“È assurdo - avevano concluso i sindacati - che un reparto storico, che per mesi ha visto i lavoratori portare avanti la produzione, anche al freddo, per salvare la fabbrica, oggi diventi un luogo di morte”.