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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

De Corato contro il comune: «Finanzia orientamento detenuti, alle vittime niente»

Ma si tratta del rifinanziamento di uno sportello sociale nato con la giunta Moratti, di cui De Corato era vice

La pena nelle carceri in Italia è rieducativa per Costituzione, ma la riabilitazione dei detenuti non è gratis. Occorre investirci dei soldi, pochi o tanti che siano, ed elaborare progetti seri e concreti. Ma nel nostro Paese questo principio è spesso dimenticato e, così, una gara pubblica del valore di quasi 161 mila euro (rispetto a una spesa annuale del comune di Milano complessiva dell'ordine di tre miliardi di euro) diventa fattore di polemica politica: «Ai detenuti soldi, servizi, orientamento e accompagnamento, alle vittime dei reati niente», tuona Riccardo De Corato, consigliere comunale di Fratelli d'Italia.

Oggetto del contendere è una gara per l'affidamento di un servizio di "informazione, orientamento e accomagnamento" per i detenuti che vengono liberati, da gennaio 2016 a marzo 2017. Un modo per non lasciarli totalmente soli quando hanno finito di espiare la pena.

«Alle vittime dei reati? Non borse di studio intitolate, non aiuti alle famiglie, non fondi dedicati», continua De Corato.

Il fatto, però, è che l'oggetto della polemica riguarda un provvedimento iniziato quando De Corato era vice sindaco di Milano. Siamo nel 2009: l'allora sindaco Letizia Moratti e l'allora presidente del tribunale Livia Pomodoro stipulano un protocollo che prevede l'apertura di uno "Sportello sociale", gestito dal comune, con due assistenti sociali che hanno il compito di concordare, assieme ai detenuti, percorsi di riabilitazione personalizzati.

«Il provvedimento criticato da De Corato riguarda il finanziamento, per il 2016-17, di quello sportello», sottolinea Alessandro Giungi, esponente del Pd e presidente della sotto-commissione carceri: «Se critiche avesse avuto da muovere allo sportello, non aveva altro da fare che rivolgersi, nel 2009, a sé stesso e a Letizia Moratti», conclude Giungi ricordando che la Moratti, all'epoca, aveva affermato che «il rigore e il rispetto delle regole debbono sempre essere coniugati con la tutela della dignità della persona».

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