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Cronaca

I contributi per i padri separati? Quasi tutti alle madri: la Regione cambia la norma

Introdotto il criterio di non avere ottenuto la casa coniugale nella sentenza di separazione

I leghisti (e in particolare un consigliere regionale della Lista Maroni, Massimiliano Saggese) volevano che fosse una legge che favorisse i padri separati, ma alla fine si è risolta - per il momento - in un ulteriore aiuto che, soprattutto, va alle madri. Così il Pirellone, dopo che la giunta ha presentato una relazione sull'attuazione della legge stessa, ha "corretto il tiro".

La giunta, comunque, è soddisfatta: «La misura si è dimostrata un sollievo economico, anche se temporaneo e a breve termine», si legge nella relazione. In un anno 1.140 persone si sono visti erogare contributi per due milioni e 700 mila euro, che nell'86% dei casi sono andati alle madri: per chi dimostrava un Isee inferiore a 15 mila euro c'era un contributo di 2.400 euro in sei rate mensili da 400 euro.

Ora però, nonostante l'apparente soddisfazione, la stessa giunta ha introdotto nuovi criteri con una delibera di dicembre 2016. In particolare si indica come beneficiario chi «non risulta assegnatario della casa coniugale». Che, come si sa, nella maggior parte dei casi è il padre. I fondi sono stati aumentati (superano i tre milioni) e prevedono un contributo di massimo 3 mila euro all'anno per pagare l'affitto (fino al 30% del canone), a patto di un Isee inferiore a 20 mila euro.

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