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Cronaca Cassina de' Pecchi / Via Milano

La confessione ai genitori di Bovi (ex Modà): "Sono malato da tantissimo tempo"

L'ex fonico della band aveva scritto ai genitori prima di tentare di togliersi la vita. E il sacerdote di Cassina avrebbe saputo dal 2011 ma avrebbe avvisato la famiglia di un minore solo nel 2013

Emerge un piccolo "giallo" dalle motivazioni della sentenza con cui l'ex fonico dei Modà, Paolo Bovi, è stato condannato a cinque anni e mezzo di reclusione per pedofilia. Secondo quanto trapela dalla lettura del documento, il parroco di Cassina de' Pecchi, don Paolo Mandelli, avrebbe ricevuto già nel 2011 (a settembre) le primissime confidenze circa i presunti abusi, e avrebbe semplicemente ordinato a Bovi di allontanarsi dall'ambiente parrocchiale.

Un atteggiamento fermo, dunque, da parte del parroco e anche del suo superiore, che era stato informato. Ma l'avviso ad una delle famiglie arrivò - pare - nel 2013.

Poco più tardi, a giugno e luglio di quello stesso anno, le denunce di due famiglie diedero il via alle indagini.

E nelle motivazioni della sentenza sono riporati alcuni passaggi di una lettera che Bovi scrisse ai propri genitori nel marzo 2014, quando era in regime di detenzione domiciliare con l'ausilio del braccialetto elettronico ma lo strappò con l'intenzione di togliersi la vita. In quella occasione Bovi fu tratto poi in salvo, ma la rottura del braccialetto gli provocò anche l'accusa di evasione.

Nella lettera, Bovi confesserebbe ai suoi genitori di essere "malato da tantissimo tempo". Ammetterebbe dunque la sua inclinazione, compresa alle scuole superiori, quando una definizione di pedofilia trovata in un dizionario "descriveva esattamente le mie sensazioni".

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