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Cronaca

Il senatore Paolo Romani indagato per corruzione

Il senatore milanese in un'inchiesta della procura di Bergamo

Paolo Romani, 74 anni, milanese, ed ex ministro dello sviluppo nel governo Berlusconi, è indagato dalla procura di Bergamo per l'ipotesi di reato di corruzione. Il suo nome, stando a quanto appreso, è finito nell'inchiesta degli inquirenti orobici sulla Maxwork, la società di lavoro interinale fallita a Bergamo nel 2015 e legata al presidente Massimiliano Cavaliere e all'imprenditore Giovanni Cottone, ex marito della showgirl Valeria Marini che lavorava come procacciatore d'affari. 

In uno stralcio dell'indagine principale, conclusa a settembre 2019 con le condanne, sarebbe entrato anche Romani, per anni esponente di punta di Forza Italia e ora volto di "Cambiamo!", il partito fondato dal governatore della Liguria, Giovanni Toti. 

Romani, stando ai primi riscontri dell'indagine, avrebbe ricevuto mazzette per 12mila euro, da qui l'ipotesi di corruzione. "Sono sorpreso ma intendo parlare con il giudice e chiarire", ha detto lo stesso Romani all’Adnkronos subito dopo aver appreso la notizia. Nelle indagini sarebbero coinvolti anche l'ex europarlamentare di Forza Italia, Stefano Maullu, e il fratello Antonio Sandro. Per loro l'ipotesi di reato è però false comunicazioni al pm. 

"Ho letto su agenzie di stampa che sarei indagato per aver fornito false informazioni al pm in un processo a carico di altri per fatti ai quali sono pacificamente estraneo come facilmente rilevabile dagli atti. Confido che al termine dell’indagine il Pm avrà tutti gli elementi per procedere all’archiviazione della mia posizione", ha fatto sapere in una nota Maullu. "Sono stato chiamato come 'persona informata sui fatti' dal Ppm di Bergamo in merito ad un’unica circostanza risalente a ben sette anni fa su cui ho riferito tutto quanto ho potuto ricordare. Lo stesso pm - ha ricostruito l'ex europarlamentare - ha escluso il mio coinvolgimento per i reati per cui procede: se ha motivo di dubitare che io abbia riferito tutto ciò che era di mia memoria e conoscenza fa bene ad avviare e proseguire l’indagine, ma sono certo - ha concluso - che sarà presto chiaro che ho fornito quanto era in mio potere".

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