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Bimba uccisa, le denunce della donna al marito archiviate: gli avvocati presenteranno opposizione

La donna è a San Vittore in stato di shock

Resta nel carcere di San Vittore Patrizia C., la donna di Cisliano fermata con l'accusa di avere soffocato la figlia Edith, di due anni, fino a provocarle il decesso. Ritenuta responsabile di omicidio volontario con premeditazione, la donna è ancora in stato di shock. Nella notte tra il 7 e l'8 marzo i carabinieri e i soccorritori l'hanno trovata incosciente, mentre la bambina era ormai esanime. Portata in ospedale e poi in carcere, non ha risposto alle domande del gip Carlo Ottone De Marchi, ma di fatto non è stata in grado nemmeno di parlare con i suoi avvocati, Valentina Cristalli e Ilenia Peotta, che avevano chiesto i domiciliari in un luogo di cura. Un'opzione respinta dal gip, secondo cui la donna ha agito con premeditazione, manifestando l'intenzione della rivalsa nei confronti del marito e anche il "proposito delittuoso".

Per il gip, in particolare, il fatto che la donna sia madre di altri due bambini, avuti dal precedente matrimonio, costituirebbe un pericolo di reiterazione del reato, una delle ragioni per cui, in via eccezionale, l'ordinamento prevede che gli imputati attendano il processo in carcere. Da comprendere come la presunta voglia di "rivalsa" verso l'ultimo marito potrebbe portare la donna a fare del male ai figli avuti da un altro uomo, con cui pare peraltro che i rapporti siano buoni. Nemmeno il forte stato di shock è stato valutato sufficiente a far preferire un luogo diverso dal carcere, come un luogo di cura, per l'attesa del processo. A San Vittore, in ogni caso, Patrizia C. è seguita da uno psichiatra. 

In precedenza, la procura di Pavia aveva disposto il fermo per pericolo di fuga affermando che l'elevata condanna potenziale (l'ergastolo) costituirebbe un «forte stimolo a sottrarsi alla stessa»; dai post-it e da vari fogli ritrovati nell'abitazione aveva desunto l'animosità verso il marito e l'intenzione di togliersi la vita senza però lasciare la bambina a lui. Ma aveva anche rilevato, definendolo «suggestivo», il fatto che, nelle stanze dell'abitazione, vi fossero numerose fotografie della donna e degli altri due figli, «ma nessuna (nemmeno una!) raffigurante la piccola Edith: quasi che la donna, in fondo, non avesse mai veramente accettato quella figlia». Questo nonostante sul profilo Facebook della donna vi sia, in "copertina", la fotografia di lei coi tre figli e la frase «il mio tutto».

I legali si opporranno ad archiviazione della denuncia al marito

I legali di Patrizia C. intendono ora avviare le valutazioni medico-legali per chiarire i contorni della vicenda e, quando sarà in grado di parlare, attendono la sua versione dei fatti. Come si sa, la situazione familiare era delicata da tempo. La donna, nell'autunno 2020, aveva denunciato di essere vittima di maltrattamenti e stalking da parte del marito, rivolgendosi anche a due centri antiviolenza presso cui stava seguendo un percorso psicologico che, tra l'altro, l'aveva aiutata a trovare la forza di denunciare. Ma la procura di Pavia aveva presentato richiesta di archiviazione «nonostate - spiega l'avvocata Cristalli a MilanoToday - vi fossero plurimi elementi agli atti a conferma delle dichiarazioni» di Patrizia C.: «Presenteremo atto di opposizione all'archiviazione chiedendo la prosecuzione delle indagini: prosecuzione che, alla luce dei nuovi fatti addebitati, appare ancor più doverosa». D'altra parte, anche nel decreto di fermo si evince che la richiesta di archiviazione, da parte della procura di Pavia, rispetto alle sue denunce al marito avrebbe provocato in lei un forte shock emotivo.

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