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Cronaca

Cori fascisti e insulti agli ebrei su Zoom: perquisiti in 8

Si tratta di un 21enne e di 7 minorenni. Una chat su Telegram per organizzare le incursioni

Accesso abusivo a un sistema informatico, violenza privata, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa. Queste le accuse di cui devono rispondere otto ragazzi, perquisiti nella mattinata di martedì 26 ottobre, per alcuni cori fascisti e insulti antisemiti sulla piattaforma Zoom.

Le perquisizioni - che hanno coinvolto i poliziotti di Bari, Bologna, Brescia, Palermo, Roma, Torino, Trapani e Treviso - sono state condotte dalla Digos e dalla polizia di Stato di Milano all'esito di un'indagine coordinata dal capo della sezione distrettuale antiterrorismo della Procura di Milano, Alberto Nobili e dal pm Francesco Cajani.

L'inchiesta è partita da un duplice accesso abusivo a Zoom. La sera del 26 gennaio 2021, in occasione della Giornata della Memoria, l’Associazione Italia Israele di Venezia aveva organizzato un convegno in diretta streaming, intitolato ‘Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale?’. Fin da subito la conferenza era stata disturbata da una intromissione di voci di più persone, tra frasi inneggianti a Mussolini, offese contro gli ebrei e bestemmie, accompagnate da musica tipica del ventennio fascista. La seconda intrusione, invece, aveva avuto luogo il 4 febbraio 2021, sempre in occasione della Giornata della Memoria, quando il Comune di Cinisello Balsamo aveva organizzato tre incontri didattici in streaming intitolati ‘Lo zaino della memoria’, a cura del professor Raffaele Mantegazza e rivolti agli studenti delle scuole medie e superiori. Al terzo incontro, nel corso della videoconferenza si erano intromesse diverse voci con frasi inneggianti al duce e a Hitler, ingiurie contro gli ebrei e bestemmie.

L’attività investigativa, concentrandosi sulle analisi dei file di log associati agli account della piattaforma Zoom da cui erano partite le incursioni audio e video, ha consentito in un primo momento la localizzazione dei device. Le perquisizioni hanno poi portato la polizia di Stato a individuare, all’interno di diversi nuclei familiari, i ragazzi che si erano connessi alla piattaforma per le incursioni: si tratta di un 21enne e sette minorenni che interagivano in una chat su Telegram denominata ‘zoommannari’ (che al momento non risulta più attiva ed era già stata fonte di altri episodi simili investigati dalla polizia), nella quale venivano lanciate e condivise le azioni di hackeraggio e cyber bullismo poi portate a termine. Quasi tutti i giovani  coinvolti, che non appartengono a gruppi politicamente orientati, hanno detto di aver compiuto un gesto goliardico, minimizzando le conseguenze delle loro azioni.

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