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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Stazione Centrale / Via Giovanni Battista Pirelli

Sequestro del bar in via Pirelli: uomo condannato, ma non per mafia

L'imputato, inizialmente accusato anche di essere legato alla 'ndrangheta, è stato condannato per reati fiscali

Non è l'uomo di fiducia di un clan di 'ndrangheta ma è stato riconosciuto colpevole di reati tributari, senza l'aggravante mafiosa. La condanna comminata a Bruno Crea è a 5 anni di reclusione: lo ha disposto il gup di Milano Manuela Accurso Tagano, secondo cui non risultano agevolazioni verso il clan.

L'uomo era stato arrestato a maggio 2018 nell'ambito di una inchiesta condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Dda (direzione distrettuale antimafia) milanese, esattamente dai pm Alessandra Dolci e Bruna Albertini. Inchiesta che aveva portato a otto arrestati di cui due in carcere e sei ai domiciliari.

Secondo l'indagine il profitto illecito ammontava a più di 8 milioni e mezzo di euro. Tutto ruotava intorno a false fatture per evadere il fisco e successivi investimenti del tesoretto accumulato. Per questo era stato anche sequestrato il bar milanese "Pirelli Nove", appunto in via Pirelli 9, in pieno Centro Direzionale. L'indagine avrebbe anche sventato un investimento in corso per un'attività di smaltimento rifiuti a Lazzate (Monza-Brianza).

Nel processo a Crea, che si sospettava legato alla 'ndrina Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria) in quanto cognato di Natale Alvaro, oltre all'agevolazione mafiosa è caduto anche il reato di intestazione fittizia di beni.

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