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Cronaca

Uber Eats, sono cento i riders parti civili al processo sul caporalato

Ai sessanta iniziali se ne sono aggiunti altri. Tra gli imputati una manager di Uber Eats, ora sospesa

Sono arrivati a circa un centinaio i ridersi che si sono costituiti parti civili nel processo sul pagamento a cottimo e sulla sottrazione delle mance, nonché sulla decurtazione dei compensi con cui i fattorini venivano "puniti" se non soggiacevano alle regole imposte.

E' in corso il processo a Milano a carico della manager di Uber Eats, sospesa, Gloria Bresciani, accusata di caporalato in seguito all'inchiesta del pm Paolo Storari. Durante l'indagine, a maggio 2020, la filiale italiana dell'azienda era stata anche commissariata, provvedimento poi revocato a marzo 2021 quando i giudici hanno preso atto che le vecchie pratiche erano state abbandonate.

Ai circa sessanta rider già costituitisi parti civili, in occasione della seconda udienza se ne sono aggiunti altri trentacinque, e sono stati tutti ammessi dal giudice. Fuori da Palazzo di Giustizia si è tenuto un presidio con la partecipazione di circa cinquanta lavoratori.

Secondo l'indagine condotta dalla guardia di finanza milanese, i rider venivano pagati tre euro a consegna a cottimo, ma non solo: venivano loro sottratte le mance. In un altro processo, tenutosi con rito abbreviato, il gup Teresa De Pascale ha condannato un'altra persona, responsabile della società d'intermediazione, e ha stabilito un risarcimento da diecimila euro a testa per quarantaquattro fattorini e da ventimila euro per la Cgil, che si era costituita parte civile.

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