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Cronaca Stazione Centrale / Via Tonale

Frontiere chiuse nell'Europa del Nord: siriani ed eritrei restano di più a Milano

L'emergenza aumenterà nei prossimi mesi con i nuovi arrivi. Majorino: «Il governo mandi i richiedenti asilo in altre città, noi abbiamo già dato»

Torna a Milano l'emergenza dei profughi, e assume nuovi contorni. Negli ultimi anni, i rifugiati in arrivo in Italia erano prevalentemente in transito, con l'intenzione di recarsi poi nel Nord Europa. Con la "stretta" sulle frontiere di quei Paesi, soprattutto Svezia e Germania, sono costretti a restare a Milano più a lungo.

E questo significa che i centri accoglienza meneghini rischiano il "collasso", compreso l'hub di via Tonale gestito da Progetto Arca. Anche perché gli altri due centri, quello di via Aldini e quello di via Corelli, non hanno più molti posti liberi. La preoccupazione riguarda soprattutto i prossimi mesi: è già stato previsto un nuovo incremento di arrivi, grazie alla bella stagione, e se prima i profughi restavano a Milano solo qualche giorno, ora la situazione sarà certamente preoccupante. Anche l'assessore al welfare Pierfrancesco Majorino ha chiesto al governo di non mandare più profughi nella città di Milano, che non ce la fa più ad accogliere. E la prefettura ha lanciato un bando per reperire 4.500 posti nel territorio di competenza, cioè la provincia.

Sullo sfondo le situazioni internazionali da cui questa gente scappa. A quasi un anno dall'ondata del 2015, ad esempio, la Siria continua ad essere una polveriera: e sul terreno di battaglia s'è aggiunta la Russia, con la promessa di annientare l'Isis che ormai si sta rivelando sempre di più una vana speranza. Le bombe degli aerei di Putin colpiscono infatti prevalentemente civili delle città siriane a cui l'Isis non si è nemmeno avvicinato. E un recentissimo accordo per il cessate il fuoco multilaterale è durato lo spazio di una notte.

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