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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Monforte / Via Vivaio

Proteste profughi Nord Africa davanti alla prefettura: "Non abbiamo futuro"

Manca meno di un mese perché scada il cosiddetto piano Emergenza Nord Africa. Profughi che hanno ottenuto protezione ma che dal 31 dicembre non avranno più un tetto

Li chiamano rifugiati politici, richiedenti asilo, immigrati, profughi, stranieri e in altri modi a volte per fino oltraggianti. Tutta una serie di appellativi che usa la gente comune per indicare coloro i quali arrivano qui, in occidente, chissà da dove. In realtà, “loro”, sono solo persone. Persone in cerca di uno spazio di pace e di tranquillità nel quale proseguire la propria vita, o molto spesso ricominciarne una nuova. Sono i profughi dell'Emergenza Nord Africa, esseri umani costretti e rinchiusi in tali appellativi loro malgrado. 

Profughi davanti alla prefettura © Mesa Paniagua/MilanoToday

Lunedì 10 dicembre circa 50 di loro, autorganizzati, hanno manifestato in largo 11 settembre 2001, accanto alla prefettura, chiedono: "Cosa ne sarà di noi?"
Manca infatti meno di un mese perché scada il cosiddetto piano Emergenza Nord Africa e non si sa quale sarà la sorte delle 20 mila persone giunte in Italia dopo l'inizio della Primavera araba. Profughi che hanno ottenuto la protezione internazionale, la protezione sussidiaria, o che stanno per acquisire al protezione umanitaria ma che dal 31 dicembre non avranno più un tetto. 
Infatti dopo l'aumento degli sbarchi nel 2010, per far fronte al problema, il Governo insieme alla conferenza unificata Stato Regioni, definì il documento “Linee di intervento per il superamento dell’Emergenza Nord Africa”. L’obiettivo era quello di organizzare e superare la fase emergenziale: organizzando l'accoglienza e l'inserimento lavorativo dei migranti. Così, inserite in un circuito di accoglienza affidato alla Protezione Civile, queste persone sono state supportate e assistite dagli enti locali e da numerose associazioni di volontariato.
Ora il problema per queste persone, però, riguarda la data di scadenza del piano, ormai imminente. I richiedenti asilo interessati non avranno più l’assistenza che finora gli era stata garantita. Cesseranno, inoltre, tutti i finanziamenti previsti per l’accoglienza.
Per questo i manifestanti, insieme con alcuni volontari, hanno chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto per richiedere tre cose: che non si parli più di emergenza ma che si trovi un piano a lungo termine; che vi sia un piano adeguato a garantire protezione e sicurezza ai rifugiati che ne hanno diritto; e, infine, misure di sostegno per stabilire un percorso per uscire dall'emergenza. 
Su un lenzuolo bianco alcuni di loro hanno scritto: "Non ci può essere integrazione senza un tetto nel quale proteggersi". Una preoccupazione, quella di restare senza un tetto per il futuro, visibile, oltre che sugli striscioni, anche negli occhi di molti dei ragazzi scesi in piazza a manifestare in questa protesta diversa. Un sit-in senza megafoni, né fumogeni, né bandiere politiche, fatto solo di persone, infreddolite, ma abituate a soffrire.

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