Uccise rapinatore nel 2003, chiesti 9 anni e mezzo per Giovanni Petrali
Il sostituto procuratore generale di Milano De Petris ha chiesto nel processo d'appello una condanna a 9 anni e mezzo per omicidio volontario e tentato omicidio nei confronti di Giovanni Petrali, il tabaccaio che uccise un rapinatore e ferì il suo complice. De Corato: "Richiesta assurda, da vittima Giovanni Petrali è diventato carnefice"
Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha chiesto nel processo d'appello una condanna a nove anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario e tentato omicidio nei confronti di Giovanni Petrali (nella foto dal web), il tabaccaio che nel maggio 2003, colpendoli alle spalle, uccise un rapinatore e ferì il suo complice che avevano tentato di mettere a segno una rapina nella sua tabaccheria in centro a Milano.
PRIMO GRADO - In primo grado nel febbraio del 2009 il tabaccaio era stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo e lesioni colpose, poiché i giudici avevano spiegato che l'anziano commerciante era incorso in un errore di percezione" perché era "sconvolto" al momento della rapina.
IL 21 MARZO LA DECISIONE - Nel primo grado di giudizio anche il pm aveva chiesto una condanna a nove anni e sei mesi di carcere per omicidio volontario e tentato omicidio, come ha fatto oggi il sostituto pg che ha chiesto per l'uomo il riconoscimento comunque delle attenuanti generiche e della provocazione. Il processo dovrebbe concludersi il prossimi 21 marzo.
"DA VITTIMA A CARNEFICE" - Rabbiose, alla notizia della richiesta del pg, sono state le dichiarazioni del vicesindaco Riccardo De Corato: "Qui una vittima diventa carnefice, assurda la richiesta a 9 anni e mezzo di reclusione per il tabaccaio Giovanni Petrali già plurirapinato e che per salvare la pelle si è solo difeso: dopo il danno, la beffa. Situazioni come quelle che ha dovuto affrontare il povero esercente sono estremamente difficili da gestire: quando ci si trova davanti un rapinatore nel proprio negozio, si pensa innanzitutto a tutelare la propria vita. Non dimentichiamo che un altro tabaccaio, Ottavio Capalbo, così come uno sfortunato orefice, Ezio Bartocci, alcuni anni fa finirono assassinati in condizioni analoghe".