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Cronaca

Nuove moschee, albo delle religioni aperto fino al 30 settembre

Gli atti formali di Giunta e di Consiglio si avvieranno da settembre. È questo il primo esito del lavoro avviato sul tema dei nuovi luoghi di culto

L'amministrazione comunale ha stabilito di mettere a bando quattro aree pubbliche a disposizione di quelle realtà che fanno riferimento all’Albo delle Religioni - i cui termini di iscrizione sono stati riaperti e scadono il 30 settembre - intenzionate a sviluppare, a proprio carico, progetti relativi a nuove sedi dove praticare il culto e realizzare attività di carattere sociale e culturale per la città.

Gli atti formali di Giunta e di Consiglio si avvieranno da settembre. È questo il primo esito del lavoro avviato sul tema dei nuovi luoghi di culto.

Un esito - ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino - che è stato, per la prima volta in una forma compiuta, illustrato ieri a decine di soggetti attivi a livello milanese. Il percorso non è facile. E il ritardo più che decennale di Milano non è affatto semplice da recuperare. In questi mesi si sono ricercate aree o edifici idonee dal punto di vista delle condizioni e del possibile impatto nella vita cittadina e di quartiere. La nostra intenzione è di proseguire su questa strada invitando anche i soggetti del mondo delle diverse religioni a superare la frammentazione che spesso li ha contraddistinti. Si tratta di una svolta storica dal risultato ancora oggi evidentemente non scontato, poichè una volta che il Comune avrà presentato le aree, e compiuto definitivamente il proprio iter, dovranno essere presentati progetti ambiziosi e completamente autosufficienti e capaci di rispondere a diversi requisiti, tra cui il tema della trasparenza. Ovviamente ciò non risolve la questione della pratica religiosa durante il periodo di Expo. Non ci siamo dimenticati di questa scadenza. Per questo, parallelamente al percorso del bando, non escludiamo ipotesi capaci di garantire la realizzazione di luoghi di culto dignitosi, anche provvisori, già nei mesi di Expo. Si tratta, è bene chiarirlo, di un percorso per il quale vanno definiti interlocutori, strumenti e modalità. Lavoriamo insomma nella convinzione che il tema della pratica religiosa e del diritto al culto non riguardino una minoranza di fedeli ma il complesso della città di Milano”.

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