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Cronaca Barona / Alzaia Naviglio Grande

Milano si “tuffa” nel passato, il comune dice (il primo) sì al sogno di riaprire i Navigli

Palazzo Marino, dopo lo studio di fattibilità del Politecnico di Milano e di Mm, ha deciso di affidare alla stessa Mm la redazione di un progetto preliminare. Maran: "Non è utopia"

“E’ un sogno, non un’utopia”. Nasce tutta da qui, da questa sostanziale differenza linguistica, la nuova speranza di chi da un po’ di mesi a questa parte sogna una Milano dal forte sapore “retrò”, in pieno rispetto della sua storia. 

Il sogno, non l’utopia, di riaprire i Navigli di Milano prende sempre più forma e anche il comune sembra, pian piano, abituarsi all’idea. La grande novità di questi giorni, infatti, è che dopo lo studio di fattibilità redatto dal Politecnico e da Mm, da palazzo Marino hanno deciso di affidare alla stessa Mm la redazione di un primo “progetto preliminare per la realizzazione della connessione idraulica necessaria all’eventuale riapertura per fasi dei Navigli”.

Un segnale, forte, di apertura che alimenta il sogno di una Milano nuovamente città d’acqua da un lato e di una città super avanzata in tema di trasporti, grazie alla nuova metropolitana M4. I due discorsi sono inevitabilmente interconnessi tra loro perché - spiega il comune - la “pianificazione dovrà necessariamente coordinarsi con i lavori della linea M4, con l’obiettivo di ridurre l’impatto delle cantierizzazioni sul territorio, favorire l’afflusso delle acque in Darsena e per gli usi irrigui necessari all’agricoltura del sud Milano, nonché aiutare il controllo dei fenomeni di risalita della falda acquifera”.
 
Per il progetto, evidenzia palazzo Marino in una nota - “verrà costituito un gruppo tecnico di lavoro all’interno dell’Amministrazione comunale per coordinare le attività di analisi e di progetto, che già possono contare sull’approvazione – avvenuta con delibera dell’ottobre 2015 - dei progetti di ripristino dell’originaria conca dell’Incoronata e della conca di Varenna”.

I primi commenti che arrivano dall’amministrazione sono tutti entusiastici, altro segno che l’idea di riaprire i Navigli è più seria che mai. “Milano è una città costruita sull’acqua – ha ricordato l’assessore all’urbanistica Alessandro Balducci – ma per decenni, nella fase dello sviluppo edilizio più intenso, si è sistematicamente cancellata questa caratteristica propria del suo genius loci. Oggi è importante verificare quanto sia possibile riscoprire questo elemento essenziale, che ha molteplici valenze di carattere ambientale, turistico, per l’agricoltura e per il paesaggio urbano”.

Ancora più felice l’assessore alla mobilità e all’ambiente Pierfrancesco Maran, che ha lodato “questo passo in avanti”, che “dimostra che la riapertura dei Navigli è un sogno, non un’utopia, e che l’amministrazione può fin d’ora lavorare per renderla realizzabile quando saranno reperite le necessarie risorse economiche”.

“Lo studio idraulico potrà dare funzionalità alla riapertura della conca dell’Incoronata già prevista nel Piano delle opere pubbliche – ha chiarito l’assessore ai lavori pubblici e arredo urbano Carmela Rozza -. Il progetto prevede di ripristinare, lungo un percorso di otto chilometri, il collegamento tra il Naviglio della Martesana e il Naviglio Grande e il Pavese. Una nuova configurazione che restituirà a Milano la sua vocazione di città d’acqua e migliorerà la qualità urbana”.  

Vocazione cittadina e storia a parte, la riapertura dei Navigli è anche un tema economico. E non di poco conto. Secondo le stime economiche dello studio del Politecnico, infatti, il progetto in termini di profittabilità delle attività commerciali e turistiche e di valorizzazione degli immobili porterà un beneficio di circa ottocento milioni di euro, a fronte di un costo previsto di poco più di quattrocento milioni di euro.

Il sogno di riaprire i Navigli, così sembra, conviene a tutti. 

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