Domenico Maurantonio, la perizia: 'Qualcuno lo teneva per le gambe fuori dalla finestra'

Da quella finestra, lui, non si sarebbe buttato volontariamente. È precipitato sì, ma non per sua scelta. Forse, per un folle gioco finito male. Forse, ma resta comunque l’ipotesi meno probabile, per volontà di qualcun altro. 

Emergono altri, drammatici, particolari sulla morte di Domenico Maurantonio, lo studente padovano di diciannove anni morto il 10 maggio 2015 a Milano dopo essere caduto nel vuoto da una finestra dell’hotel Da Vinci di via Senigallia. 

Secondo l’avvocato Eraldo Stefani, legale della famiglia del diciannovenne, “non si è impresso una forza autonoma per buttarsi”. Tradotto, dalle parole della nuova perizia che verrà depositata in procura alla realtà: Domenico non si sarebbe buttato volontariamente. Ma - ed è questa la nuova ricostruzione dell’avvocato - “gli sono state alzate le gambe da terze persone, dopo di che c’è stato lo sganciamento”. 

La nuova perizia, quindi, conferma - in parte - i dati già in possesso della procura, che aveva parlato di “caduta a piombo”: un volo nel vuoto dalla finestra senza mai staccarsi troppo dal muro dell’hotel. E la “caduta a piombo”, lo avevano già evidenziato vecchie ricostruzioni, non esclude affatto che qualcuno potesse aver tenuto lo studente sospeso fuori dal davanzale. Anzi. 

L’avvocato Stefani, però, non si sbilancia e sottolinea, con forza, che la nuova perizia non chiarisce se “lo sganciamento” sia stato “intenzionale o meno”. Chiarisce, invece, che in quell’alba di sangue Domenico potrebbe non essere stato solo. 

"Ovviamente - ha concluso Stefani - io non ho mai parlato di omicidio. Io presenterò queste perizia assieme ad altre nei prossimi giorni alla Procura della Repubblica, toccherà a loro fare le valutazioni".

Valutazioni che potrebbero finalmente far luce sulla tragedia di un ragazzo partito da Padova per visitare l'Expo insieme ai compagni di classe e morto in circostanze ancora poco chiare.